Alcuni giorni fa, partecipando ad un evento aziendale via streaming, ho seguito l’intervento di un ospite, un brillante ricercatore, il quale ha citato il caso di una città straniera che ha eliminato la segnaletica stradale, con effetti a quanto pare virtuosi sulla circolazione e sulla sinistrosità.
Sono andato ad approfondire, ed ho scoperto che in realtà le città che hanno liberalizzato il traffico abolendo in maniera pressochè totale la segnaletica stradale sono molte, e già dai primi anni del 2000; si tratta, soprattutto, di piccoli centri urbani del nord-europa, in particolare olandesi, come Drachten, Makkinga ed Emmen.
Eliminati semafori, cartelli stradali e strisce pedonali, sono stati smantellati anche i marciapiedi, a favore delle piste ciclabili. In piedi sono rimaste solo alcune regole insopprimibili, come il dare la precedenza a destra.
Non è un caso che una rivoluzione del genere sia partita dall’Olanda, in quanto declinazione pratica delle idee visionarie di un ingegnere olandese di nome Hans Monderman, ricordato soprattutto per avere proposto una idea radicalmente innovativa di sicurezza ed efficienza applicate alla progettazione stradale.
Le tesi di Monderman sono fondate sul seguente paradosso: le strade per essere più sicure, devono diventare più pericolose: gli automobilisti, disorientati dalla mancanza di segnaletica, tendono a farsi più prudenti e concentrati, con un effetto benefico sulla fluidità del traffico ed il numero di incidenti.
Nel mio piccolo, questa cultura di minimalismo normativo, l’ho vista spesso in azione tra le vie ed i vicoli della nostra Napoli, città che adoro e dove sono stato spesso anche per via della vicinanza con Roma. A Napoli, non è così raro assistere alla scena di un automobilista che non rispetta il “dare la precedenza” o che passa con il semaforo rosso, tuttavia il numero di incidenti è normalmente inferiore rispetto a quelli che capitano a Roma.
I numeri dicono che il paradosso funziona: poiché ogni utente della strada non è sicuro che gli altri automobilisti rispetteranno la regola, tutti diventano più prudenti. Si fonda una nuova regola basata sull’assenza di regole, che pare funzionare meglio rispetto al tradizionale coacervo di norme, stringenti ma mai così “assolute” da essere rispettate da tutti.
Secondo le statistiche riportate dal quotidiano “La Stampa” e relative alla cittadina olandese di Drachten, dopo la rimozione dei semafori da una delle piazze a più alta densità di veicoli ed autobus, il tempo medio di attraversamento all’incrocio si è notevolmente ridotto, mentre gli incidenti con feriti si sono più o meno dimezzati.
Eppure, pensando ad una “strada nuda”, senza semafori né cartelli, la nostra mente tende a prefigurarsi scenari negativi, domandandosi “Come è possibile?”.
Non è invece possibile che ci affidiamo troppo alle regole ed ai divieti, e che riponiamo troppa fiducia in qualche padre-padrone che ci dica costantemente cosa fare e cosa no?
Secondo me, ne abbiamo una riprova in questi giorni: l’impennata dei contagi da Covid si è spuntata, chi governa ed è a presidio della pubblica salute ha stabilito che le mascherine all’aperto non sono più necessarie; eppure, molti continuano ad indossarle.
Ci risulta sin troppo semplice assuefarci alle regole, ma forse – come nel caso dei cartelli stradali – troppe regole generano caos, ed inibiscono le capacità di autoregolazione umana che hanno effetti benefici sul pensiero critico ed il senso di responsabilità; come nel bellissimo “Racconto della pecora nera” di Italo Calvino in cui, in un luogo immaginario dove regnava la concordia perché tutti derubavano tutti ed ognuno ne era consapevole, il comportamento di un uomo onesto che si rifiutò di andare a rubare causò l’arricchimento di alcuni e l’impoverimento di altri, generando sperequazioni e violenze che fecero collassare il sistema.