In questo scritto rivolgerò un tributo al mio amico a quattro zampe Billo, fedele compagno dei miei ultimi 14 anni, che se ne è andato pochi giorni fa.
Prenderò una strada un po’ impervia, assumendo una premessa che mi appare logica e razionale, ma che potrei dare l’impressione di smentire, quasi arrivando a contraddire me stesso.
La mia narrazione parte da qualche giorno fa.
Avevo appena capito che Billo se ne era andato via per sempre, e dopo avere trattenuto il fiato, mi andai a fare una lunga passeggiata nella villa sotto casa, con l’intenzione di riconnettermi ai tanti momenti vissuti assieme, in quel posto.
Proprio lì, anni fa, quando Billo era poco più che un cucciolo e scorrazzava libero tra i prati in fiore, una mattina di un giorno di primavera mi capitò di udire per caso le parole, rivolte ad un suo conoscente, di un uomo di mezza età e dal ventre panciuto, che teneva un pitbull al guinzaglio con mano fiera:
‘’Per me il mio cane è come un figlio’’.
Adesso, io non ho figli, mentre ho, anzi avevo, un cane, ma immagino che la presenza sia pure amorevolissima di un cane (o di un gatto, o di un altro animale), non possa equiparare l’essenza di essere padre o madre.
Non lo so per via diretta, ma l’ho letto brillare negli occhi di tante mamme speciali, tra cui quelli di mia sorella.
Sono contrario alla retorica animalista, ambientalista, veganista ed a tante altre forme di esagerazione.
‘’Amo gli animali più degli esseri umani’’
‘’Amo il mio cane perché è l’unico che sa offrirmi amore incondizionato’’.
Ecco, questa è retorica.
Come si fa ad offrire amore incondizionato, quando si è completamente dipendenti da qualcuno?
Il cane il gatto o il pappagallo, secondo me, non offrono alcun amore incondizionato, perché esso deve essere appunto scevro da condizioni, cosa che non avviene mai nel rapporto cane-padrone che soggiace permanentemente al vincolo della dipendenza.
In fondo, anche il bambino può offrire amore vero ed incondizionato alla madre, solo quando cresce un po’, ed è in grado di scegliere se rispettare ed amare i genitori oppure no, mentre prima è obbligato a farlo perché dalle cure del suo caregiver dipende la sua stessa sopravvivenza.
Premesso ciò, Billo mi manca.
La sua cuccia blu, un rifugio di calore e affetto, ora è solo un guscio vuoto di ricordi.
Il rumore delle sue zampette, quando ogni sera mi correva incontro, presenza una volta tangibile e vibrante, si è dissolta nel silenzio che permea ogni angolo della casa.
Anche lo spazio che era adibito alle ciotole per il cibo e al beverino, appare così solitario e vuoto, e sembra raccontare di un legame che andava oltre il semplice nutrimento, in cui ogni pasto condiviso era un rituale d’amore, ed un momento di vicinanza e connessione che non aveva bisogno di parole.
Non sono all’altezza di scrivere una poesia vibrante di emozioni come quella che Lord Byron scrisse per il suo cane, ucciso dalla rabbia, ma in questo momento è il suo ‘’Epitaffio per un cane’’ a venirmi in mente, con cui il poeta britannico tributò il suo commosso saluto all’amato terranova di nome Boatswain.
L’epitaffio inizia in questo modo:
‘’In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la bellezza
ma non la vanità
la forza ma non l’arroganza
il coraggio ma non la ferocia
E tutte le virtù dell’uomo
senza i suoi vizi’’.
E termina con la dichiarazione di un legame eterno tra il padrone ed il suo cane, davanti al sepolcro ove giacciono i suoi resti, i resti di quello che il poeta considera l’unico vero amico che ha avuto.
Adesso, leggendo la poesia, scopro con meraviglia che è stata scritta il 30 Novembre del 1808, lo stesso giorno di 215 anni fa.
Accostandomi allora, non senza avvertire un pizzico di superbia, al grande poeta inglese, mi piace pensare anche a Billo come ad un amico silenzioso, buono, dal cuore grande.
E mi piace pensare anche che il mio Billo sia in quel meraviglioso luogo che si trova proprio alle soglie del Paradiso, e che secondo una bellissima leggenda si chiama il Ponte dell’Arcobaleno.
Su questo ponte, l’arcobaleno splende sopra ogni lontananza e separazione, ed i nostri amici animali continuano a vivere la loro vita: trovano il cibo, l’acqua e i sole, ritrovano l’energia dei giorni migliori laddove avevano vissuto gli ultimi tempi da malati e infermi, e tra l’erba profumata ed i limpidi ruscelli, corrono e giocano insieme.