Uno degli ambiti della comunicazione che maggiormente mi interessa, è quello relativo alla seduzione.
Come altri concetti che sono stati abusati in campo sociologico, la seduzione (che letteralmente significa se-ducere, ossia portare a sé) ha finito con l’assumere un significato negativo.
Sia nei rapporti commerciali (ad esempio nella vendita) che in quelli interpersonali, essa viene solitamente intesa come un mezzo per manipolare l’altro, o per ottenere scopi eticamente discutibili.
Secondo me invece, la seduzione ha una valenza fortemente positiva, che può essere anche del tutto scollegata da fini inautentici o manipolatori.
La seduzione, maschile o femminile, può essere espressione di carisma, potere personale, e venire espressa con una naturalezza ed una autenticità che sanno essere altrettanto irresistibili di quelle forme manifestate in maniera più esplicita.
Potrei scrivere tantissimo sull’argomento, ma vorrei delimitarlo all’interno della cornice del rapporto uomo-donna, definendo la seduzione in questo modo essenziale: l’incontro di principi ed energie opposte.
Non sto parlando della comunanza di semplici interessi od abitudini, ma di principi più complessi e sottili, come le energie che riflettono: quella maschile e quella femminile.
Se dovessi attribuire tre connotati all’energia maschile, direi che essa è fatta di: direzionalità (fa prendere l’iniziativa, porre obiettivi e lottare per perseguirli); responsabilità (fa considerare se stessi gli artefici del proprio successo o fallimento), ed espansività (espande la sua influenza a largo raggio dando valore alle persone che sono intorno).
Nell’interazione con una donna dunque, l’energia maschile spinge a prendere l’iniziativa, ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni nei momenti di “crisi” e a porsi come fine ultimo quello di apportare valore alla vita dell’altra. La vera energia maschile, a mio modo di vedere, è quanto di più distante si possa immaginare dalla ricerca di approvazione, o da smanie di possesso.
L’energia femminile è completamente diversa, estremamente più fluida, capace potenzialmente di provare emozioni e sensazioni ad un livello più profondo e viscerale, e dotata di una sensibilità ed empatia che solitamente sono sconosciute all’energia maschile.
E’ evidente che sto provando a definire concetti generali che eludono le singolarità ma che afferiscono ad un principio universale.
Il principio dello yin e yang, di una polarità attrattiva da cui origina il potere della seduzione.
Personalmente mi sento fatalmente attratto dalle donne che ai miei occhi incarnano l’essenza più intima dell’energia femminile, e che sprigionano empatia, sensibilità, e tratti di vulnerabilità.
Esiste una metafora molto bella su questo gioco di energie opposte, che è la metafora della ninfa.
La ninfa è una figura metà umana e metà divina che incarna la donna, che ad un certo punto nuotando nel torrente incontra una roccia: la roccia è l’uomo, mentre il torrente è la vita che scorre. A differenza della roccia, relativamente stabile, la ninfa alterna momenti in cui nuota spensieratamente, lasciandosi dolcemente cullare dalla corrente, ad altri in cui le rapide vorticose rendono il torrente minaccioso.
Questa immagine esprime la fluidità dell’energia femminile, la sua maggiore permeabilità agli eventi, fino all’incontro con la roccia: quando le acque sono agitate, la ninfa vorrebbe distendersi sulla roccia ad addormentarsi, ma non è sicura della sua solidità; non è sicura che la roccia non crolli e che lei non affondi ancora addormentata, andando incontro a morte certa.
Così la ninfa scruta la roccia, tenta di intuirne la solidità; magari all’inizio ci sale sopra pochi secondi, poi si ritrae e si ributta in acqua, finché col tempo non acquista sempre più fiducia e vi si addormenta sopra: ciò può accadere soltanto quando la ninfa si fida dell’energia maschile, ed è il momento in cui la roccia potrà arricchire la sua esperienza, limitare la sua finitezza e scoprire meglio l’incantevole mondo di una donna.