Recentemente, conversando con un’insegnante la quale mi ha confidato di aver raccontato ai suoi alunni la storia di Rosa Parks, ho avuto voglia di rivisitare la storia di questa donna straordinaria.
Rosa Parks fu un’attivista statunitense, nata a Tuskegee, in Alabama, nel 1913 e morta a Detroit all’età di 92 anni.
Rosa Parks è divenuta celebre perché, il 1° Dicembre del 1955, si trovava su un autobus a Montgomery, sempre in Alabama, ed era seduta al primo posto dietro all’area riservata ai bianchi, nel settore dei posti accessibili sia ai bianchi che ai neri, ma con l’obbligo per i neri di cedere il posto qualora fosse salito un passeggero bianco. Infatti, dopo tre fermate, l’autista le chiese di alzarsi e spostarsi in fondo al bus per cedere il posto ad un passeggero bianco salito dopo di lei.
Ma lei, con grande fierezza personale, rifiutò di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente dell’autobus fermò il mezzo e chiamò la polizia: Rosa Parks fu arrestata per aver violato la legge.
Il suo semplice atto di disobbedienza civile fu la scintilla che scatenò un’infuocata tempesta di polemiche e divenne un simbolo da seguire per intere generazioni. Fu quello l’inizio del movimento per i diritti civili, un momento culminante, capace di risvegliare le coscienze, cui ancora oggi facciamo riferimento quando riaffermiamo il senso di uguaglianza, pari opportunità e giustizia per tutti gli uomini, a prescindere dalla razza, dal sesso e dal credo religioso.
Quella stessa notte i leader più importanti della comunità afroamericana guidati da un pastore protestante, Martin Luther King, si riunirono per decidere come reagire al grave accaduto, mentre intorno avevano cominciato ad imperversare episodi di sommossa e di violenze. Il giorno successivo incominciò il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, protesta che durò per oltre un anno, con decine e decine di autobus fermi, finchè finalmente non venne abrogata la legge che teneva in vita la segregazione razziale.
Marthin Luther King disse che Rosa Parks rimase seduta a quel posto in nome della sconfinata aspirazione delle generazioni future.
Rosa Parks pensava davvero al futuro, ed alle generazioni a venire, quando si rifiutò di cedere quel posto? Aveva forse un progetto divino per cambiare la società? Questo non ci è dato saperlo.
Ma quello che è certo è che questa donna di colore, minuta e fiera, sia stata spinta ad agire da un potere che tutti abbiamo, ma a cui spesso facciamo da carcerieri: il potere decisionale. Il potere di prendere consapevolmente delle decisioni tramite cui portare la nostra vita ad un livello più alto.
Purtroppo, in genere, tendiamo a fare scarso uso di questo potere, perché troppo impegnati ad accampare scuse. Se non riusciamo a raggiungere i nostri obiettivi, o a vivere come vorremmo, la colpa è del modo in cui siamo stati trattati dai genitori, o del fatto che non abbiamo potuto studiare, o che siamo troppo vecchi o che siamo troppo giovani.
In realtà, l’uso del potere decisionale ci dà la possibilità di andare oltre qualsiasi scusa per cambiare o migliorare la nostra vita, e non è appannaggio di pochi eletti, di chi ha il denaro o l’ambiente familiare più propizio ma è a disposizione di tutti, dall’operaio al re, dalla regina alla sarta, che era l’umile mestiere di Rosa Parks.
Che quel giorno, di ritorno da una dura giornata di lavoro in un anonimo magazzino, non si alzò non perché fosse stanca, ma perché era stanca di cedere, stanca di non credere che una piccola, semplice decisione potesse cambiare il mondo.