Gli altri tre prinicipi di leadership coinvolgono la leadership interpersonale ed il successo pubblico.
Essi sono: PENSARE VINCERE/VINCERE, ASCOLTO EMPATICO E SINERGIA.
Stephen Covey usa una magnifica metafora che è quella del conto corrente emozionale: ogni relazione porta con sè un invisibile conto corrente, il cui saldo si riferisce alla quantità di fiducia che si è creata nel corso del tempo.
Se si fanno depositi nel conto corrente emozionale, versando cortesia, gentilezza e rispettando gli impegni, si crea una riserva.
Aumenta la fiducia, e se pure si commettesse un errore, la riserva lo compenserebbe.
Se si ha l’abitudine di essere scortesi, irrispettosi e scostanti, alla fine il conto corrente emozionale sarà in rosso. I prelievi saranno cosi’ tanti che il livello di fiducia si azzererà irreparabilmente.
Questa metafora è importante per passare dal piano dell’indipendenza, connesso ai primi tre principi di leadership ed alla nuova “creazione” di se stessi, a quello dell’interdipendenza in cui si ricava senso del proprio valore da se stessi ma si riconosce anche il bisogno di dare e ricevere agli altri.
Il I° PRINCIPIO DI LEADERSHIP INTERPERSONALE è PENSARE VINCERE/VINCERE (WIN/WIN).
Non si tratta di una tecnica, ma di una filosofia globale per l’interazione umana.
E’ in effetti uno dei sei paradigmi dell’interazione, che sono:
-Vinco/Vinci
-Vinco/Perdi
-Perdo/Vinci
-Perdo/Perdi
-Vinco
-Vinco/Vinci o niente di fatto
Il paradigma “Vinco/Perdi” nello stile della leadership è l’approccio autoritario, ed è il paradigma di chi utilizza la posizione, il potere, i beni ecc., per ottenere i suoi scopi.
“Perdo/Vinci” è il paradigma opposto e nello stile della leadership significa permissivismo ed indulgenza, spesso risentimento accumulato.
Sono entrambe posizioni deboli, fondate su insicurezze personali.
“Perdo/Perdi” è il risultato generato dallo scontro tra due “Vinco/Perdi”: due individui che sono cosi’ decisi, ostinati ed egocentrici che finiranno per perdere entrambi. E’ il classico esempio del marito che si evira, per far dispetto alla moglie!
“Vinco” è semplicemente l’atteggiamento vincere, senza il contraltare dato dall’altro. Si bada unicamente all’ottenimento di ciò che si vuole, ed il fatto che un altro vinca o perda non ha nessuna importanza. Laddove non c’è competizione o dissidio, è lo schema più frequente nelle transazioni di ogni giorno.
L’atteggiamento Vinco/Vinci è la regola della leadership interpersonale, che comporta mutua influenza e mutui benefici.
Ci vuole molto coraggio, nonchè riflessione, per creare questi benefici reciproci, soprattutto se dall’altra parte si ha una persona con lo schema “Vinco/Perdi“.
I tratti del carattere fondamentali per esercitare il paradigma Vinco/Vinci sono:
- Coerenza
Essa è il valore che attribuiamo a noi stessi. Mentre identifichiamo i nostri valori e li applichiamo quotidianamente, possiamo fare promesse, prendere impegni e rispettarli. Per sapere cosa è “vinco” per noi, dobbiamo conoscere bene i nostri valori più profondi.
- Maturità
La maturità è l’equilibrio tra il coraggio e la considerazione per gli altri. Se un individuo riesce ad esprimere i suoi sentimenti e le sue convinzioni con coraggio, cui fa da contraltare la considerazione per i sentimenti e le convinzioni dell’altro, è maturo, tanto più se la questione è importante per entrambi. Nel linguaggio dell’analisi transazionale è “Io sono okay, tu sei okay”.
- Mentalità dell’abbondanza
Il terzo tratto del carattere Vinco/Vinci è la mentalità dell’abbondanza, il paradigma secondo cui a questo mondo ce n’è per tutti. La maggior parte delle persone ha introiettato un copione basato sulla scarsità, e vede la vita come poco generosa, come se avesse messo a disposizione degli uomini una sola torta. La mentalità dell’abbondanza invece è basata sul paradigma secondo cui nel mondo regna l’abbondanza e c’è più del necessario per tutti. Successo pubblico non significa successo SU ALTRE PERSONE.
Significa successo in una efficace interazione CON ALTRE PERSONE, che porta risultati reciprocamente positivi.
Seguendo questo paradigma, anche se si vedono le cose in modo diverso, io so che tu sei disposto ad ascoltarmi, ed io sono disposto ad ascoltare te. So che tu sei disposto ad ascoltarmi mentre io ti descrivo la giovane che vedo nella figura, e tu sai che io ti ascolterò quando mi descriverai ciò che vedi tu, che vedi la vecchia (vedi “Comunicazione“/”Presupposti della comunicazione“).
In una relazione del genere l’impegno reciproco è comprendere profondamente ciascuno il punto di vista dell’altro e di lavorare insieme per la terza alternativa, la soluzione sinergica.
C’è infine la soluzione “Vinco/Vinci o niente di fatto“, che è il punto più alto di accordo: o troviamo una soluzione che soddisfa entrambi, oppure ci accordiamo su un garbato disaccordo, su un niente di fatto.
IL II° PRINCIPIO DI LEADERSHIP INTERPERSONALE è la COMUNICAZIONE EMPATICA.
Supponiamo di avere un disturbo della vista e di decidere di farsi visitare da un oculista.
Dopo un breve consulto, l’oculista si toglie gli occhiali e ce li porge.
“Si metta questi”, dice. “Li porto da dieci anni e mi hanno davvero aiutato. Li tenga pure: a casa ne ho un altro paio”.
Noi li indossiamo, ma non vediamo niente.
“Cosa c’è che non va?“, chiede l’oculista. “Per me funzionano a meraviglia. Bisogna che si sforzi”.
“Io ci sto provando“, insistete, “ma non vedo nulla“.
“Qual’è il problema? Pensi positivo!“, incalza l’oculista.
“Pensi positivo un tubo“, ribattete voi!
“Signore, lei è un ingrato“, ci rimprovera l’oculista. “Dopo tutto quello che ho fatto per aiutarla“.
Probabilmente non torneremo mai più da quello specialista, che ha commesso un grave errore: ha prescritto la cura, prima di fare la diagnosi.
QUANTO SPESSO FACCIAMO DIAGNOSI, NEL CAMPO DELLA COMUNICAZIONE, PRIMA DI “PRESCRIVERE”?
Tutti noi, più o meno, abbiamo una naturale sollecitudine a precipitarci in aiuto di qualcuno, a sistemare le cose con buoni consigli. Ma spesso dimentichiamo di prendere il tempo necessario per fare la diagnosi, per capire realmente, profondamente, qual’è il problema.
IL PRINCIPIO DELLA COMUNICAZIONE EMPATICA E’: CERCA PRIMA DI CAPIRE..POI DI FARTI CAPIRE.
“Cerca prima di capire” implica un radicale cambio di paradigma. Di solito le persone cercano prima di farsi capire. Non ascoltano con l’intenzione di capire; ascoltano con l’intenzione di rispondere.
Prescrivono i loro occhiali a tutte le persone con le quali interagiscono.
Quando un’altra persona parla, di solito “ascoltiamo” ad uno dei seguenti quattro livelli:
ignoriamo, e quindi non ascoltiamo veramente;
fingiamo di ascoltare: “Ah-ha..giusto”;
pratichiamo l’ascolto selettivo: ascoltiamo solo certe parti della conversazione;
Infine pratichiamo l‘ascolto attento, che focalizza energia sulle parole del discorso.
L’ascolto empatico, il quinto livello di ascolto, è la forma superiore: in esso ci si focalizza non tanto su ciò che l’altra persona sta dicendo, quanto a come si sente rispetto a ciò che sta dicendo. Si ascolta per recepire un sentimento, un significato.
L’ascolto empatico rappresenta, in sè e per sè, un potente deposito nel conto corrente emozionale di una relazione. E’ profondamente terapeutico e rifornisce una persona di “aria psicologica“.
IL III° PRINCIPIO DI LEADERSHIP INTERPERSONALE E’ LA COMUNICAZIONE SINERGICA.
La SINERGIA è l’essenza della leadership centrata sui principi. Essa concentra il paradigma vinco/vinci, e la capacità di comunicare empaticamente.
Definita in modo semplice, significa che l’intero è più grande della somma delle sue parti.
La sinergia è dappertutto in natura: se si interrano due piante molto vicine, le loro radici si intrecciano, si fondono e migliorano la qualità del terreno, e cosi’ entrambe le piante crescono meglio che se fossero separate. Se si uniscono due pezzi di legno, essi potranno sostenere un peso molto maggiore della somma dei pesi sopportabile singolarmente.
La formula della sinergia è che 1 + 1 fa 3 o più.
Si immagini una comunicazione tra marito e moglie, dove il marito vuole portare i familiari al lago per una settimana di vacanza di campeggio e pesca, attesa da tempo. Anche i figli non vedono l’ora di partire.
La moglie invece vuole impiegare il tempo di vacanza per andare a trovare la madre sofferente, che abita lontana.
“E’ tutto pronto. E’ da un anno che attendo questa vacanza ed i ragazzi non stanno più nella pelle”, dice lui.
“Ma noi non sappiamo quanto resti da vivere a mia madre, ed io voglio starle vicino“, risponde lei.
Entrambi potrebbero cedere, e potrebbe scaturire una grave crisi. Ma la mentalità vinco/vinci e l’ascolto empatico possono creare l’ambiente ideale per la sinergia. E far trovare quella che il buddhismo chiama la “via di mezzo“.
Guardando il problema dalla stessa parte, e comprendendosi reciprocamente, possono lavorare alla creazione di una terza via.
Ad esempio il marito potrebbe dire: “So quanto sia importante per te vedere tua madre. Forse potremmo trovare un altro posto di campeggio, più vicino a lei: magari non sarà bello come quello che avevo in mente io, ma faremmo sempre vita all’aperto“.
La moglie potrebbe lei stessa formulare una sua proposta, che tenga conto delle esigenze del marito.
La sinergia determina la nascita di una terza alternativa: essa non è una semplice transazione, ma una trasformazione.
La sua essenza è apprezzare le differenze: le differenze mentali, emozionali e psicologiche tra le persone.
E la chiave per apprezzare queste differenze è rendersi conto che tutti gli esseri umani vedono il mondo non cosi’ com’è, ma come essi sono.