Voglio salutare la rete con queste bellissime parole di Confucio:
“Il momento adatto per piantare un albero era venti anni fa. Il secondo momento adatto è adesso”.
Questa frase è vagamente autobiografica, in quanto il mio percorso umano e professionale è cominciato proprio 20 anni fa, e la molla per intraprenderlo è stata un’esperienza di sofferenza emotiva.
Pochi anni prima infatti, quando ero poco più che ventenne, avevo subito un incidente di macchina che mi aveva provocato un trauma alla colonna cervicale spezzando il mio sogno di diventare un ufficiale dell’esercito.
Ho trascorso un periodo buio e difficile, proprio in corrispondenza degli anni che dovrebbero essere quelli più allegri e spensierati: ero immerso nel rimpianto e nella rimuginazione, incapace di guardare oltre quell’opportunità persa e di immaginarmi nuove mete, e mi ero chiuso dietro un muro fatto di silenzio e solitudine.
I miei genitori materialmente non mi facevano mancare nulla ma il dialogo ed un’autentica disponibilità latitavano, perciò percepivo di non avere intorno a me dei punti di riferimento, ed a causa della mia scontrosità del momento avevo perso i pochi amici che avevo ed una ragazza che mi voleva bene.
Insomma, davvero un bel casino 🙂
Avrei anche potuto perdermi in quel periodo, ma ciò non accadde: in me stesso albergava una luce che attendeva soltanto di essere guidata fuori da quel cunicolo; un apriscatole in grado di farmi uscire dal simbolico barattolo di cui parlava Renato Zero in una bellissima canzone che ascoltavo spesso durante quel periodo.
E’ quella che nella filosofia di sviluppo personale è nota come “leva del dolore“: qualcosa che accade magicamente e senza che ce ne possiamo accorgere, in un preciso istante. L’istante in cui il nostro cervello dice: “basta, non voglio trascorrere un secondo di più in questa situazione!“. In quel momento, non fare qualcosa per cambiare la situazione diventa più penoso rispetto alla comodità di mantenere lo status quo, ed il dolore diventa il più prezioso alleato nel concretizzare qualcosa di magico.
Molte trasformazioni personali, percorsi artistici e spirituali hanno come prodromo quello della sofferenza.
Nel mio caso, la consapevolezza di star sprecando in buona parte i miei giorni, era arrivata al punto di bollitura. Correva l’anno 1999 ed avviai il mio processo di trasformazione personale: cambiai amicizie e compagnie, mi iscrissi ad una scuola di teatro, cominciai a partecipare a corsi di crescita personale.
Abbandonai lo studio di commercialista di mio padre dove avevo una strada sicura ma che non sentivo mi avrebbe appagato, prendendomi i rischi di agire in prima persona.
E nel 2000, per me, oltre ad un nuovo millennio è cominciata una nuova vita, in cui mi sentivo nuovamente in uno stato di abbondanza emotiva. Determinanti sono stati i benefici che ho tratto dal percorso da attore teatrale, e le ritrovate motivazioni verso una nuova attività professionale, quella di consulente assicurativo e promotore finanziario.
Oggi è il 2020, ed avverto il potere simbolico della ricorrenza: nell’arco di questo tempo, i miei interessi si sono spostati sempre più dalla vendita, alla formazione ed al coaching, a cui mi sono abilitato per mezzo di appositi percorsi specialistici.
Oggi uno degli scopi più importanti della mia vita è dimostrare agli altri, in ambito relazionale e professionale, che anche se ci si è persi ci si può ritrovare, che il potere di cambiare risiede dentro noi stessi e che non è mai troppo tardi per raggiungere i propri sogni.
Naturalmente, averlo vissuto sulla mia pelle mi fa avvertire un senso interno di forza e coerenza nel trasmetterlo.
Cosi’ nasce questo blog: con la volontà di “celebrare” una ricorrenza personale, e di esprimere una ulteriore fase di rinnovamento e crescita, orientata soprattutto sul trasmettere e condividere, anche alla platea sempre più vasta e globale del mondo di oggi.