La parte preliminare di un intervento in pubblico è fatta di due fasi salienti:
LA PREPARAZIONE MATERIALE e LA PREPARAZIONE MENTALE.
C’è da dire che la seconda fase, è spesso troppo sottovalutata rispetto alla prima.
LA PREPARAZIONE MATERIALE
La preparazione materiale serve ad ottenere quelle informazioni utili da conoscere per svolgere al meglio l’intervento, relative in particolare alla conoscenza del pubblico.
Cosa è importante conoscere rispetto al pubblico?
-Il numero presunto delle persone
-L‘età
-La modalità di convocazione (se è un pubblico spontaneo o non spontaneo)
-Il livello di competenze sull’argomento
-I bisogni e desideri (se le persone presenti condividono un determinato bisogno, come quello ad es. di trovare un lavoro)
-Le ferite (se ci sono argomenti che possono andare a toccare “nervi scoperti” per molte delle persone presenti)
E’ anche importante, se possibile, visionare la sala in cui si effettuerà l’intervento, in anticipo, integrando quindi la conoscenza del pubblico con la conoscenza dell’ambiente: ad esempio un ambiente troppo buio, o troppo rumoroso potrebbero essere ostacoli alla buona riuscita dell’intervento.
La conoscenza dell’ambiente è utile anche ai fini della seconda fase della preparazione dell’intervento, la preparazione mentale.
LA PREPARAZIONE MENTALE
La preparazione mentale è spesso sottovalutata da chi si prepara a parlare in pubblico, eppure questa fase è importante come e più della preparazione materiale.
Diciamo che la prima fase è la condizione necessaria ma non sufficiente, e che un’adeguata preparazione mentale può permettere allo speaker di trovare in sè delle risorse fondamentali.
Tutto il processo parte da una semplice operazione: IMPOSTARE UN OBIETTIVO.
Può sembrare una cosa banale, troppo semplice appunto, ma vi garantisco che non lo è.
La prima volta in vita mia che ho applicato i principi di preparazione mentale di un intervento è stata ad una riunione professionale, quando ero ispettore di produzione alle Assicurazioni Generali, e mi è stato chiesto di fare il capogruppo di un team di lavoro.
Riuscii’ ad effettuare un’ottima presentazione, ed i miei colleghi e l’allora responsabile sottolinearono la qualità del mio intervento.
Da cosa dipese ciò?
E’ di comune dominio l’equazione: preparazione + obiettivo = minore stress e maggiore controllo.
Impostare un obiettivo non significa soltanto chiarirsi a livello conscio verso quale direzione si vuole andare, ma significa anche scatenare un meccanismo a livello subconscio dove le risorse mentali vengono asservite per raggiungere quell’obiettivo.
Purchè esso sia:
–chiaro, e non ambiguo e specifico;
-espresso in modo positivo (“cosa voglio” e non “cosa non voglio”);
–raggiungibile: deve essere stimolante, ma obiettivamente raggiungibile.
Discipline come la già citata pnl e la psicocibernetica postulano che il cervello si comporta come un sistema cibernetico: una volta
impostato un obiettivo, è il cervello stesso che, in maniera inconscia, si incarica di scovare la migliori strategie per perseguirlo.
Esiste un libro molto interessante, Psicocibernetica, scritto da Maxwell Meltz.
Chi era costui?
Era un chirurgo estetico, che tramite la sue esperienza clinica aveva osservato che i pazienti tendevano a mantenere le loro cicatrici anche dopo averle estirpate chirurgicamente.
Esse infatti erano legate alla loro immagine interiore.
Allo stesso modo, la maggior parte delle nostre paure dipende da immagini, e da voci (come ad esempio quelle genitoriali) che il mondo esterno ci ha inculcato.
Citando un brano tratto dal testo di Malz, egli scrive che:
“La nuova scienza della Cibernetica ha fornito prove convincenti che il cosiddetto “subconscio” non è una “mente”, ma un meccanismo tendente ad una mèta, un “servo-meccanismo” formato dal cervello e dal sistema nervoso, usato e diretto dalla mente. La più utile e recente teoria è che l’uomo non ha due “menti”, ma una sola mente o coscienza che “fa agire” una macchina automatica, che lotta per raggiungere una meta, e funziona in maniera quasi analoga ai servo-meccanismi elettronici…
Tale intimo meccanismo creativo è impersonale, agisce automaticamente e impersonalmente per raggiungere successo e felicità, o fallimento ed infelicità a seconda dei fini che voi stabilite per esso…
Ponetegli come fine “il successo” ed agirà come “meccanismo per il successo”, ponetegli fini negativi e, altrettanto impersonalmente e fedelmente, agirà come “meccanismo per l’insuccesso”. Come qualsiasi altro servo-meccanismo, esso deve avere un fine ben definito, un obiettivo o un “problema”, sulla base dei quali possa funzionare. Gli obiettivi che il nostro meccanismo creativo cerca di raggiungere sono le immagini mentali, o ritratti mentali, che creiamo con l’immaginazione…
L’immaginazione-chiave che si cerca di raggiungere è la nostra immagine dell’io…
Tale immagine stabilisce i limiti per il raggiungimento di qualsiasi particolare scopo. Prescrive la “zona del possibile”…”.
Questi passi, a mio avviso, sono illuminanti perchè dicono qualcosa di molto interessante rispetto a come è fatto il nostro cervello: non si ragiona in termini di dualità tra mente conscia ed inconscia, ma di una sola mente, che dirige quello che viene definito l’ “intimo meccanismo creativo”, oppure il subconscio, il quale agisce automaticamente ed impersonalmente gli scopi che abbiamo definito ed impostato a priori.
Per questo, impostare un obiettivo ha effetti decisivi anche su quel meccanismo virtuoso che si innesca in modo subcosciente e va ad attingere alle nostre capacità e risorse per raggiungere la meta prefissata.
L’obiettivo deve essere chiaro, espresso in positivo, raggiungibile.
Deve essere vagliabile tramite una precisa procedura in cui ci si chiede:
- Qual’è il mio obiettivo per la prossima presentazione?
- Questo obiettivo è sotto il mio controllo? Qual’è il parametro da stabilire affinchè possa ritenere di averlo raggiunto?
- Questo obiettivo è compatibile con i miei standard più generali di vita? E’ compatibile con gli altri obiettivi che mi sono posto nella mia vita professionale, familiare, sociale?
- Fare un esperimento: porsi in uno stato di rilassamento psico-fisico, e chiedere al proprio servo-meccanismo subconscio di scovare le migliori strategie per raggiungerlo.
E’ importante notare che:
L’obiettivo deve essere un obiettivo sano, collegato a qualche aspetto concreto legato a se stessi.
Obiettivi NON SANI sono fare bella impressione su qualcuno o compiacerlo, dimostrarsi superiore a qualcun altro ecc.
Sono obiettivi che legano eccessivamente al giudizio degli altri, alla competitività fine a se stessa.
Obiettivi SANI sono: ottenere un vantaggio concreto, ad esempio perchè tramite una buona presentazione in ambito professionale si può avanzare di carriera.
Arricchirsi facendo una nuova esperienza e spingendosi a superare i propri limiti.
Questi obiettivi sono sani perchè hanno a che fare con il proprio progresso e con la crescita come individui.
E poi..SPERIMENTARE!