Alcuni giorni fa, una mia amica mi ha letto alcuni temi che il figlio diciottenne aveva ricevuto come compiti da svolgere.
Uno recitava più o meno cosi’:
“Non possiamo dirigere il vento, ma possiamo orientare le vele”.
Ho trovato questa traccia affascinante, e molto in sintonia con i principi che permeano il mio lavoro da blogger e cosi’ sono idealmente tornato sul mio banco di liceo!
Come prima associazione, nella mente si è affacciata la celebre frase di Seneca che nei primi anni dopo la nascita di Cristo disse che “Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.
Più o meno nello stesso periodo, non a Roma ma nell’antica Grecia, il filosofo Epitteto scriveva che non erano le cose a turbare gli uomini, ma le opinioni che essi si facevano delle cose.
Sia Seneca che Epitteto erano tra i più illustri esponenti dello stoicismo, una corrente filosofica fondata ad Atene ed adottata da diversi uomini di potere, tra cui Marco Aurelio al quale è attribuita la massima: “Se siete afflitti da qualcosa di esterno, il dolore non è dovuto alla cosa in sé, ma alla valutazione che voi ne date, valutazione che avete il potere di revocare in ogni momento”.
Già tantissimi secoli fa illustri pensatori hanno sottolineato la specificità della condizione umana, oscillante tra limitatezza di risorse e potenzialità trasformative.
La nostra condizione infatti deve scontrarsi con la realtà che la maggior parte degli eventi a cui soggiace sono al di fuori del proprio controllo: la salute e la malattia, le cause naturali esterne, i desideri e le opinioni degli altri.
Nessuno può dirigere il vento.
Ma nello stesso tempo, l’essere umano ha la possibilità di interagire con questa realtà che dipana le sue trame secondo un copione a tratti imperscrutabile, non come un reattore passivo ma come un vivace attore.
Secondo gli stoici ad esempio, l’uomo poteva plasmare il suo destino non opponendovisi in maniera sdegnosa, ma adeguandosi alla realtà: era questa la via maestra per addivenire ad una serena visione delle cose e ad una placida felicità.
La filosofia di Seneca ed Epitteto è fortemente radicata nel pensiero occidentale moderno, passando per William Shakespeare ed arrivando ai nostri giorni.
Intorno al 1600 il geniale drammaturgo inglese scriveva queste parole:
“There’s nothing either good or bad, but thinking make it so”.
“Non c’è niente di buono o di cattivo, è il pensiero che rende tali le cose”.
Diversi personaggi shakesperiani sono vivificati con i colori più sgargianti dell’introspezione, tanto che secondo alcuni la psicanalisi nasce proprio con Amleto.
E furono proprio la psicanalisi e le sue scoperte, a dare l’idea di una temporanea riduzione delle possibilità di autodeterminazione da parte dell’essere umano, dato che il presupposto di fondo era che le azioni umane promanassero in larga misura da un inconscio e da moventi reconditi di cui mancava consapevolezza.
Anche i paradigmi sociali attuali sembrano dirci che in larga misura siamo determinati dai nostri condizionamenti, dalle esperienze passate, ma più di un secolo di progresso delle scienze sociali e psicologiche ha rimescolato le carte in tavola. Ed oggi si tende a credere molto meno, rispetto ad allora, che un essere umano non abbia consistenti poteri di rimodellare la sua esperienza di vita.
In questo blog (nella sezione “L’aquila+25 storie e leggende”) racconto le storie di persone eccezionali come Oprah Winfrey e W Mitchell, persone che hanno raggiunto risultati straordinari dopo avere attraversato difficoltà di ogni genere.
Un’altra storia straordinaria è quella di Viktor Frankl, capace di uscire vivo dalle atrocità dei campi di sterminio, grazie a quella che lui defini’ l'”ultima delle libertà umane”, la sua autocoscienza, quella che nemmeno i suoi aguzzini nazisti avrebbero potuto togliergli: la libertà di scegliere come reagire a ciò che stava accadendo.
Ed anche se quella libertà era, in quel momento, sottile quanto un capello, lui la seppe afferrare tutta per potersi salvare e tornare ad abbracciare sua moglie.
L’essere umano nel profondo di sè ha il potere di orientare le vele, anche quando il vento e tutti gli altri elementi della terra, vorrebbero inghiottirlo dentro un buco nero.