Dopo avere scritto l’articolo sui doveri, mi viene spontaneo confezionarne uno sull’altro pilone del pensiero assolutistico: il concetto di bisogno.
In particolare, in questo articolo, svilupperò meglio il concetto di uno dei più diffusi bisogni: il bisogno dell’approvazione altrui.
E’ fondamentale, a mio modo di vedere, tenere presente la formidabile importanza che tale concetto possa avere assolto nel passato remoto dell’umanità, quando l’appartenenza al gruppo od alla tribù, poteva significare la differenza tra riuscire a sopravvivere e morire.
L’idea della necessità di accettazione da parte degli altri è stata sfruttata anche a fini di controllo sociale ed individuale nelle polis greche con l’ostracismo, poi da parte della chiesa romana con la scomunica, ed infine da parte di partiti politici e fazioni con l’espulsione ed il boicottaggio, sanzioni tutte capaci di comportare un rischio più o meno diretto di morte, tortura, incarcerazione, o almeno di sofferenza ed indigenza.
Tutto questo ha contribuito potentemente a radicare nello sviluppo ed evoluzione della specie umana l’idea del bisogno degli altri.
E persino nella storia individuale di ciascuno di noi il momento della nascita e dei tempi immediatamente successivi, è segnato dal fatto che senza la presenza e l’accudimento da parte di almeno un essere umano adulto il neonato sarebbe destinato a morire.
Quindi, se è vero che per un neonato, o un bambino molto piccolo è assolutamente necessario essere accettato, viene da chiedersi: può valere lo stesso anche per un individuo adulto?
Anche se importanti psicologi come Maslow, teorizzando la piramide dei bisogni, hanno parlato in questi termini dell’accettazione altrui, a mio modo di vedere una formulazione del genere conduce inesorabilmente verso forme di pensiero troppo rigide.
E’ innegabile che per ciascuno essere accettato ed apprezzato sia desiderabile, ma che ciò rappresenti una necessità assoluta è alquanto discutibile, specie quando si pretende di avere l’approvazione di tutte o quasi tutte le persone al cui giudizio si attribuisce importanza.
E’ impossibile piacere a tutti, e d’altronde i motivi per cui alcune persone non ci apprezzano possono essere gli stessi per cui altri ci adorano!
Il punto focale è la ritraduzione del bisogno in preferenza: essere apprezzato dagli altri non è indispensabile, ma è preferibile soprattutto perché in tal modo si possono ricavare dei vantaggi concreti.
In fondo, tutti gli esseri umani, pur tra una varietà di scopi individuali, perseguono due finalità: sopravvivenza e benessere; ma questi possono essere considerati dei veri bisogni?
Rispetto alla prima, una facile smentita può ottenersi dalle storie eroiche o drammatiche di coloro che si espongono alla morte per un ideale politico, patriottico, o per salvare la persona amata. Se esiste una indubbia tendenza a mantenersi vivi, essa sembra lasciare sempre aperto uno spazio di libera scelta individuale.
Parlando di benessere poi, del benessere che in fondo ricerchiamo, che è quello emozionale (chi “sta bene” perché è ricco ad esempio, si sente bene perché tramite il denaro può provare emozioni come libertà, sicurezza, contributo ecc.), a mio modo di vedere esso è collegato soprattutto alla nostra personale opinione di noi stessi, piuttosto che al giudizio altrui.
Ed anche questo è facilmente dimostrabile, perché ci sono milioni di persone che si sono realizzate e sono in pace con se stesse pur avendo ottenuto poco sostegno dagli altri, mentre gli studi degli psicoterapeuti sono affollati di gente che si detesta pur essendo rispettatissima nel proprio gruppo di parenti, amici e colleghi.
Spero, con queste parole, di avere stimolato una riflessione più lucida sul bisogno: oggi non siamo più neonati, ed ostracismo e scomuniche sono reperti archeologici. Il mondo è molto competitivo, ma la lotta per la sopravvivenza non si conduce più nella foresta primeva in mezzo a belve feroci.
E spero di avere ispirato chi crede che lo scopo essenziale della vita sia scoprire col tempo e l’esperienza la propria natura ed inclinazioni, e dedicare la maggior parte del nostro tempo libero alle attività che ci gratificano, che gli altri approvino o no le nostre azioni.
Parlando di accettazione altrui, ed altri bisogni, in un certo senso è come fossimo venuti al mondo con delle catene, ma non è mai troppo tardi per liberarsene e spiccare il volo verso la libertà!