Un giorno di un’estate del 1971 un uomo correva sull’autostrada a cento all’ora, quando il suo sguardo fu attratto da qualcosa sul margine della carreggiata.
Quando tornò a guardare avanti, ormai era troppo tardi.
Il grosso camion di fronte a lui si era improvvisamente bloccato, ed il motociclista nel disperato tentativo di salvarsi la pelle aveva piantato una disperata frenata che gli parve destinata a durare in eterno.
Si infilò sotto il camion, la pelle la ebbe salva, ma accadde comunque il peggio: il tappo del serbatoio saltò via e schizzò fuori la benzina.
Il motociclista riprese coscienza in un letto di ospedale, tra atroci dolori e con tre quarti del suo corpo ricoperti da terribili ustioni.
Eppure, rifiutò di arrendersi.
Lottò per tornare in vita, per riprendere una carriera, quando dovette subire un altro colpo tremendo, appena quattro anni dopo: un incidente aereo che lo lasciò paralizzato dalla vita in giù per il resto dei suoi giorni.
Con tre quarti del corpo ustionati e la paralisi alle gambe, quest’uomo avrebbe potuto decidere di abbandonarsi alla disperazione e di lasciarsi morire, mentre egli ha preso la decisione di comunicare a se stesso che quelle esperienze avevano uno scopo, magari gli sarebbe servito del tempo per comprendere quale fosse, ma prima o poi doveva trovarlo. Arrivò ad identificarlo nel fine di differenziarsi dal resto del mondo.
Avrebbe potuto concentrarsi sulle centinaia di cose che non avrebbe potuto più fare, mentre ha preferito focalizzarsi sulle poche che gli erano ancora possibili.
Quest’uomo si chiama William John Schiff III, ed ha cambiato il suo nome in W Mitchell in onore del suo patrigno. E’ diventato un uomo d’affari benestante; è stato persino candidato al Congresso, malgrado il volto terribilmente sfigurato.
Volete sapere quale fosse lo slogan della sua campagna elettorale?
“Mandatemi al Congresso e non sarò soltanto un’altra bella faccia!”.
E’ riuscito ad essere eletto vice – governatore del Colorado ed a sposarsi con una donna tenerissima che lo accudiva quando era ricoverato in ospedale.
W Mitchell è vivo e vegeto, esattamente a Santa Barbara in California, e sembra più felice e realizzato della maggior parte delle persone che lo circondano.
Una storia del genere deve farci fare un inchino pieno di rispetto ed amore al suo protagonista, ed al potere della mente umana.
E non può non farci sentire, almeno per un istante, piccoli e meschini come quando ci roviniamo le giornate perché abbiamo avuto una giornata storta a lavoro o ci si è fermata la macchina.
Quante cose potremmo ottenere, quali capolavori potremmo realizzare se solo la smettessimo di lagnarci per le più piccole cose e decidessimo veramente di tirare fuori tutto il nostro potenziale?
Questa storia dimostra che non sono le condizioni in cui ci troviamo, ma le decisioni che prendiamo lungo il cammino a determinare il destino umano.
Tra queste decisioni, ce n’è una essenziale: il modo in cui si interpretano gli eventi, ed il senso che gli si attribuisce.
Il filosofo greco Epitteto circa duemila anni fa diceva:
“Non è quello che succede agli uomini a determinare il loro destino, ma il modo in cui utilizzano ciò che è accaduto”.
Lo stesso protagonista di questa storia, sul suo sito internet della sua fondazione tramite cui organizza incontri per infondere coraggio alle persone, ha uno slogan in evidenza la cui essenza ricalca il messaggio dell’antico filosofo greco.
Già, perchè questo signore ha deciso che deve essere lui a dare agli altri il coraggio di andare avanti, e non il contrario!
Al di là delle condizioni e delle avversità, anche le più tremende, il significato che gli si attribuisce e le decisioni che si prendono possono fare la differenza tra una vita infernale, ed una che merita comunque di essere vissuta.