Approfitto del clima natalizio, per ricordare l’anniversario del 210° anno delle fiabe dei fratelli Grimm, caduto il 20 Dicembre: tra le più famose, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel e Raperonzolo.
Una delle fiabe, meno conosciute, a cui sono più affezionato è quella dell’ ‘’Acqua della vita’’.
La favola parla di un re molto ammalato e padre di tre figli.
Un giorno essi incontrarono un vecchio saggio che gli disse che avrebbero potuto salvare il vecchio re, grazie all’acqua della vita.
Il figlio più grande si mise in viaggio, e dopo un breve tragitto a cavallo incontrò uno gnomo seduto sul ciglio della strada, che gli chiese il motivo di tanta fretta; infastidito, il principe lo trattò con disprezzo ordinandogli di farsi da parte.
Offeso dalla sua arroganza, lo gnomo fece in modo che il suo cammino portasse in una stretta gola, a tal punto inestricabile che il giovane rimase bloccato.
Anche il secondogenito trattò con crudezza lo gnomo, ed ebbe in sorte lo stesso destino.
Preoccupato per il mancato ritorno dei fratelli, fu il fratello minore a mettersi alla ricerca dell’acqua della vita.
Lo gnomo incrociò anche il suo tragitto, ma egli a differenza dei fratelli, si fermò, smontò da cavallo e gli disse:
“Ho molta fretta perché mio padre è gravemente ammalato ed io sono in cerca dell’acqua della vita che può salvarlo, ma non so dove si trova e quale direzione prendere”.
“Oh ma io so dove si trova” – rispose lo gnomo che forni’ al fratello minore tutte le indicazioni necessarie.
Il figlio minore le seguì alla lettera, e trovata la fonte indicatagli dallo gnomo, ne riempì un bicchiere.
Incontrò anche una splendida principessa, la quale gli disse che se tra un anno fosse tornato nel castello, lei lo avrebbe preso in sposo.
Durante il cammino, si accorse che la spada ed il pane che era riuscito a procurarsi grazie ai consigli dello gnomo avevano dei poteri magici: il pane si moltiplicava, e grazie ad esso poté salvare interi paesi flagellati dalla carestia.
Una volta riunitisi al capezzale del re, i due fratelli maggiori, morsi dall’invidia, rubarono l’acqua della vita al minore e la sostituirono con un bicchiere di acqua di mare, che fece peggiorare le condizioni del padre.
Il re fece cacciare il figlio minore con l’intenzione che venisse ucciso, ma dopo un po’ di tempo al palazzo reale arrivarono tantissimi doni per lui da parte di quei re che lungo la strada di ritorno aveva salvato dalla carestia.
Intanto l’anno stava scoccando e la principessa aveva fatto costruire una strada tutta d’oro che portava alla porta del castello incantato.
I due fratelli maggiori, che conoscevano la storia che gli era stata raccontata dal fratello, si misero in viaggio verso il castello per prendersi la principessa.
Uno dopo l’altro però vennero scacciati via dai servi: entrambi infatti avevano fatto passare il cavallo al lato del viale per non calpestare l’oro.
Il fratello minore invece, nemmeno si accorse di star camminando su una strada d’oro mosso come era dal desiderio della principessa.
La sua amata lo riconobbe e gli diede il suo regno, riferendogli anche che il vecchio padre aveva emanato un bando per farlo tornare da sé: prima di sposare la principessa e diventare Re, poté riappacificarsi con suo padre.
Mi piace molto questa fiaba, perché ci sono due messaggi potenti.
Il primo: l’intuito e la sensibilità sono risorse preziose che possono farci andare avanti quando sembra di essere arrivati ad un punto morto.
In questa favola alchemica infatti, lo gnomo non è soltanto un personaggio ma simboleggia certe qualità dell’anima, e solo chi riesce ad avviare un dialogo con queste sa progredire.
Altro messaggio, più evidente: bisogna fare molta strada prima di poter dire di aver maturato la comprensione.
Si possono subire tradimenti e si può rischiare la vita, ma insistendo nel cammino di consapevolezza si giunge finalmente in possesso dell’intero arco di energie e conoscenze, con una entusiasmante cavalcata su una strada pavimentata d’oro dove il premio alla fine di tutto il percorso è molto più ricco di quello che esisteva prima: un regno tutto proprio, e non di qualcun’altro.