A fine 2019 ho partecipato al corso L.I.F.E. n° 1111 che si è tenuto presso il campus accademico Cimba, sito a Paderno del Grappa (TV), e sede italiana di una prestigiosa università americana leader nel settore della formazione.
E’ stata un’esperienza formativa estremamente interessante e del tutto atipica, anche per me che avevo alle spalle diverse esperienze.
Di cosa si tratta?
L.I.F.E. sta per Leadership Initiative For Excellence ed è un programma intensivo sulla leadership, estremamente sfidante sia sotto l’aspetto fisico che sotto quello psicologico.
il carattere del tutto innovativo di questo percorso, consiste nel fatto che il programma di sviluppo della leadership è basato sull’applicazione delle ultime ricerche delle neuroscienze ed è supportato da tecnologie di avanguardia per la misurazione delle capacità di risposta allo stress, e dei livelli di empatia ed abilità di relazionarsi con gli altri.
Tutti i partecipanti vengono posti all’interno di situazioni altamente stressanti che richiedono una forte uscita dalla zona di comfort, come ad esempio effettuare una presentazione di alcuni minuti su un tema improvvisato, a voce alta e senza dondolamenti di postura, mentre i trainer provocano in qualche modo i protagonisti e li incitano ad andare oltre i propri limiti.
Le sensazioni di stress e tensione sono costantemente monitorate durante i processi da affrontare, mediante dei sensori di ultima tecnologia, applicati vicino al torace, i quali misurano parametri come il battito cardiaco, ed il rilascio di sostanze come adrenalina e cortisolo.
Alcuni processi, come quello appena descritto, sono stati estremamente sfidanti, e la sfida ad andare oltre non si è mai persa durante il percorso, fino ad arrivare ai due esami finali da completare per il superamento del training.
Altri importanti processi hanno coinvolto le capacità di relazione con gli altri, mediante una serie di attività di gruppo estremamente interessanti finalizzate a creare una forte connessione emotiva tra i partecipanti, e lo sviluppo della capacità di ascolto.
Sia dopo l’esecuzione dei processi di risposta allo stress, che dopo quelli basati sulla condivisione, sono stati somministrati dei test fisiologici (prelievo di campione salivare) e di misurazione delle capacità cognitive, ed è emerso chiaramente come una situazione relazionale fondata sull’empatia e la reciprocità, abbassi drasticamente i livelli di ormoni stressogeni, ed incrementi le capacità cognitive e di problem solving rispetto ai momenti in cui si è sotto pressione.
Ciò accadeva spesso dato che il training era estremamente impegnativo dal punto di vista fisico: si lavorava ininterrottamente dalle prime ore del mattino fino ad oltre la mezzanotte, con la sola interruzione di due pasti consumati velocemente ed in orari “militari”, cosi’ come militaresco era l’atteggiamento dei trainer e la loro spinta fortemente direttiva ed esortativa.
Tramite il training, si vive esperienzialmente la realtà, che nelle situazioni di disagio e di emergenza, in cui le risorse fisiche sembrano mancare e quelle mentali messe a dura prova, ogni persona può invece attingere al suo potenziale.
E può richiamarlo quando l'”emergenza” è finita, nel quotidiano, dove per contrasto le sfide di ogni giorno appaiono più semplici.
La connessione con il proprio potenziale avviene più facilmente quando ci si espone fortemente a delle situazioni che richiedono di superare i propri limiti, quando ci si sente e ci si mostra deboli e vulnerabili, ma malgrado ciò si affrontano ugualmente i processi, e si riceve il sostegno da parte degli altri membri del gruppo (come i trainer esortavano a fare durante i due esami finali).
Il messaggio intrinseco più profondo è: ANCHE SE, COME TUTTI GLI ALTRI, MOSTRO DELLE DEBOLEZZE E MI SENTO VULNERABILE, POSSO RICEVERE AIUTO E SOSTEGNO, E POSSO FARCELA.
Durante un’esperienza cosi’ intensa, si formano forti legami di gruppo, ed il rispecchiamento è un’altra chiave tramite cui arricchire ed integrare il proprio senso di sè.
I report di biofeedback sulle reazioni fisiche ed organiche rispetto allo stress ed alle altre abilità misurate,che la scuola rilascia dopo circa un mese con un approfondito dossier di circa 100 pagine, offrono un’ulteriore chiave di lettura del proprio comportamento ed emozioni, e quindi un rinforzo della facoltà dell’autocoscienza.
Tutti i principi della leadership personale ed interpersonale vengono toccati: proattività, valore e missione personale, focalizzazione sulle priorità, ascolto empatico.
Ed il punto di forza del training a mio avviso, oltre all’impatto fortemente emotivo ed esperienziale ed all’utilizzo della tecnologia, è dato dal forte accento posto sulla leadership interpersonale e sul successo pubblico.
NON PUO’ ESSERCI LEADERSHIP SENZA CONDIVISIONE: IL VERO LEADER, A TUTTI I LIVELLI, E’ COLUI CHE AIUTA GLI ALTRI A MIGLIORARE LA PROPRIA ESISTENZA.
Non a caso l’essenza del training è sintetizzata nella frase finale della poesia di Ralph Waldo Emerson, Il Successo:
“….Sapere che anche una sola vita
è stata più lieta perchè io sono esistito.
Questo è avere successo“.