Tornato in città dopo una breve vacanza, e desideroso di fare un altro viaggio nelle vallate verdeggianti dei ricordi, ho riaperto una scatola blu e ne ho estratto una lettera, la prima lettera da parte di una donna con cui avevo avuto un rapporto maturo.
“Milano, 4 Ottobre..” … di quale anno?
Era il 1992, l’anno in cui entrai ufficialmente nel mondo dei “grandi”, vivendo un flirt estivo con una ragazza di diversi anni più adulta di me.
Ho riletto quella lettera tutta di un fiato, ed ho provato nostalgia per il tempo andato, e molto stupore, per un mondo capovolto, in nemmeno 30 anni, da un modo completamente diverso di vivere le relazioni umane.
Cosi’ mi è venuto spontaneo riflettere, una volta di più, sulla profondità di tali differenze.
La lettera di quella ragazza era in realtà la risposta ad una lettera che ero stato io a scriverle appena terminata la vacanza, in cui le spedivo un pò di fotografie fatte insieme e dove le proponevo di incontrarci di nuovo.
Ricordo bene il mio stato d’animo di allora, come se tuttora potessi “sentirlo”: l’euforia di sentirmi uomo a tutti gli effetti, l’ebbrezza della scoperta e l’eccitazione di nuove attese.
Ora, sono passati molti anni, ma probabilmente, come avevo atteso con trepidazione che l’ottico sotto casa sviluppasse il rullino fotografico, allo stesso modo dovevo attendere la risposta di quella donna di 30 anni alla mia proposta di un nuovo incontro.
E questa è una profonda differenza che mi è balzata nell’animo rileggendo quella lettera e provando ad immedesimarmi nel “me stesso” di allora: l’amore ai tempi del 1992 ti poneva in una condizione in cui dovevi essere in grado di sapere attendere. E questo valeva non solo per le relazioni erotico-affettive, ma anche per quelle amicali e per le relazioni in genere, cosi’ come per tanti altri aspetti della vita quotidiana, in contrapposizione a come essa è diventata oggi, quando si può, e si deve avere, tutto e subito.
Diceva Jules Renard:
“Se si costruisse la casa della felicità, la stanza più grande sarebbe la sala d’attesa”
Ed io sono un innamorato delle attese, da quando al liceo rimasi affascinato dalla poetica leopardiana, ed un professore di letteratura romanzesco quasi al pari di quello de “L’attimo fuggente” ci spiegò che in lingua francese esistono due parole per tradurre il concetto di speranza o desiderio: “espoir“, che è il contenuto del desiderio, ed “esperance” che è la forza dello stesso, il puro desiderare.
Ad esempio, rispetto all’euforia del bambino perchè oggi nevica e domani non andrà a scuola, l’espoir è il fatto che domani non andrà a scuola, l’esperance è sapere che domani non andrà a scuola. Sono due piani motivazionali distinti e separati, ed io, da quando ero quel bambino, ad oggi, ho sempre prediletto l’esperance.
L’attesa poi si collega ad un’altra profonda differenza: la possibilità di rimanere in contatto con le proprie emozioni.
Intendo dire: dopo avere scritto quella lettera, io ho dovuto attendere che arrivasse, che lei rispondesse, e che a sua volta la missiva mi giungesse. Naturalmente esisteva il telefono, ci si poteva sentire da casa o dalla cabina, ma erano comunicazioni più estemporanee e le parole scritte su carta pesavano.
Il punto è proprio questo: io ho potuto trascorrere un tempo sufficientemente lungo rimanendo in contatto con le mie emozioni, con l’attesa, la speranza, ma anche la paura di essere respinto o deluso.
Questo vuol dire avere più tempo per riflettere su un’esperienza, per comprenderne i significati ed elaborare gli stati emotivi connessi all’esperienza stessa.
Oggi è più difficile che questo accada: ogni speranza e desiderio si accendono e si spengono alla velocità della luce e con l’istantaneità di un click.
Perciò, a costo di sembrare “vecchio” ed anti-progressista, ammetto che io rinuncerei alle chat, ai social, alle app, alle migliori tecnologie..per tornare (senza chiedere indietro l’età) all’amore ai tempi del 1992.
Mi sono immedesimata molto nelle tue parole, che solo chi ha vissuto “l amore ai tempi del 1992” può comprendere appieno … l attesa di una lettera, controllare ogni giorno nella cassetta delle lettere, l acquisto della carta da lettere più carina in cartoleria (…esistono ancora??) E molto altro ancora … tutti ricordi vividi nel mio cuore, che mi hai fatto rivivere mentre leggevo il tuo articolo e, nel frattempo, un sorriso mi si stampava sul viso.