C’era una volta un re che era molto ammalato ed i suoi tre figli erano addolorati perché credevano che nulla avrebbe potuto più salvarlo. Nel giardino del castello incontrarono però un signore molto vecchio che gli disse: “Conosco io un rimedio per salvare vostro padre. E’ l’acqua della vita. Ma non è facile da trovare”.
Il figlio più grande disse: “Non importa. Andrò io a prenderla e la troverò”. In cuor suo pensava che il padre lo avrebbe ricompensato lasciandogli il regno.
Dopo aver percorso un breve tragitto a cavallo incontrò uno gnomo seduto sul ciglio della strada, che gli chiese il motivo di tanta fretta; infastidito, il principe lo trattò con disprezzo ordinandogli di farsi da parte.
Offeso dalla sua arroganza, lo gnomo fece in modo che il cammino del principe portasse in una stretta gola, a tal punto inestricabile che il giovane non riusci’ più a procedere o ad invertire la direzione; in breve rimase bloccato.
Quando non vide tornare il primogenito, il secondo fratello si mise a sua volta in viaggio, e pure sul suo cammino si fece incontro lo gnomo che fu trattato con la medesima crudezza. Anche il secondogenito fini’ immobilizzato.
Dopo qualche tempo, preoccupato per il mancato ritorno dei fratelli, fu il turno del fratello minore di mettersi alla ricerca dell’acqua della vita.
Lo gnomo incrociò anche il suo tragitto, ma egli a differenza dei fratelli, si fermò, smontò da cavallo e disse allo gnomo: “Ho molta fretta perché mio padre è gravemente ammalato ed io sono in cerca dell’acqua della vita che può salvarlo, ma non so dove si trova e quale direzione prendere”.
“Oh ma io so dove si trova” rispose lo gnomo che forni’ al fratello minore tutte le indicazioni necessarie.
Erano indicazioni alquanto complicate, a dire il vero: “L’acqua della vita sgorga da un castello incantato; li’ troverai una spada e dei pezzi di pane . Trattali bene, perché sono doni fatati. La spada serve ad aprire la porta del castello, il pane ti servirà per ammansire due leoni che si trovano all’ingresso. Ma devi andare via prima di mezzanotte, perché a quell’ora il portone si chiuderà per sempre”.
Salutando lo gnomo con gratitudine, il figlio minore ne segui’ scrupolosamente i dettati: trovò una spada con cui aprire la porta e due pezzi di pane da far mangiare ai leoni.
Addentrandosi nel castello, incontrò una splendida principessa la quale gli disse: “Se tu tornerai da me tra un anno, io ti sposerò”.
Separandosi a malincuore dalla fanciulla, il ragazzo vide un’altra stanza dove c’era un letto con lenzuola profumate, ed esausto per il viaggio si addormentò.
Quando si risvegliò, era tardissimo. Rischiava di rimanere intrappolato nel castello senza potervi più uscire e salvare il padre.
Di corsa cercò la fonte, la trovò, riempi’ un bicchiere e si precipitò verso l’uscita.
L’orologio segnava mezzanotte meno un minuto.. con una corsa affannosa varcò il portone del castello che si richiuse dopo un secondo alle sue spalle.
Lungo la strada del ritorno incrociò nuovamente lo gnomo al quale confidò di aver perso le tracce dei suoi due fratelli che come lui si erano messi in viaggio per cercare l’acqua della vita, e gli chiese se per caso li avesse visti.
Lo gnomo raccontò di averli intrappolati a causa della loro arroganza ma persuaso dalle suppliche del fratello più piccolo, li liberò e tutti e tre poterono rimettersi in viaggio verso il regno del padre.
Durante il cammino, il fratello più piccolo raccontò ai più grandi tutte le peripezie attraversate, compreso l’incontro con la bellissima principessa che gli aveva promesso di sposarlo tra un anno esatto, e si accorse che come gli aveva detto lo gnomo, la spada ed il pane che aveva maneggiato erano realmente magici: attraversarono infatti interi paesi colpiti dalla carestia e quando lui donò un po’ del suo pane ai re che incontrava, questi nel distribuirlo al popolo si accorgevano che questo pane magico non terminava mai.
Egli donò ai re anche la sua spada, in modo che potessero sconfiggere i loro nemici.
Cosi’ facendo, il giovane principe aveva salvato interi popoli dalla fame e dalla guerra.
Quando dovettero affrontare l’ultima parte del viaggio per mare, i due fratelli maggiori morsi dall’invidia rubarono l’acqua della vita al minore e sostituirono il bicchiere che la conteneva, con un altro di amara acqua di mare.
Arrivati finalmente a casa, il giovane principe si precipitò dal padre perché potesse bere ma il re, al solo bagnarsi le labbra, si senti’ malissimo.
I due fratelli maggiori accusarono il minore di voler uccidere il padre al quale diedero l’acqua della vita che gli avevano rubato, ed il re immediatamente guari’.
Ma era cosi’ adirato verso il figlio che aveva deciso di farlo uccidere. Ordinò cosi’ ad un cacciatore di condurlo in un bosco con l’inganno e quindi di sparargli. Al momento buono però il cacciatore non ebbe cuore di farlo e gli risparmiò la vita, palesandogli le intenzioni del padre.
Passarono mesi ed al palazzo reale arrivarono tantissimi doni tutti per il fratello minore da parte di quei re che lungo la strada di ritorno egli aveva aiutato e salvato dalla carestia.
Il padre comprese allora che aveva commesso un grave errore a fare uccidere il suo più generoso figlio, ma arrivò il cacciatore a rivelargli di non averlo ucciso ed il re, colmo di gioia, fece emanare un bando attraverso tutti i regni tramite il quale il suo figlio minore poteva tornare da lui.
Intanto l’anno stava scoccando e la principessa aveva fatto costruire una strada tutta d’oro che portava alla porta del castello incantato.
Disse ai suoi servi: “Il principe che la percorrerà passandoci sopra sarà il mio sposo”.
I due fratelli maggiori, che ricordavano la storia che gli era stata raccontata dal fratello, si misero in viaggio verso il castello per prendersi la principessa.
Uno dopo l’altro però vennero scacciati via dai servi al grido: “Tu non sei il vero sposo, vai via”. Entrambi infatti avevano fatto passare il cavallo al lato del viale per non calpestare l’oro.
Il fratello minore invece, una volta giunto davanti al viale del castello, nemmeno si accorse di star camminando su una strada d’oro mosso come era dal desiderio della principessa.
La sua amata lo attendeva, gli chiese di sposarlo e di prendere il suo regno. E gli riferi’ che il padre aveva emanato il bando e che quindi lo voleva con sé.
Il giovane re, pieno di gioia tornò dal padre, gli raccontò tutta la verità e lo dissuase dal voler punire i fratelli maggiori.
Questi partirono e rimasero per sempre in un posto nascosto, mentre lui visse eternamente felice con la sua sposa.
In questa deliziosa favola dei fratelli Grimm ci sono a mio modo di vedere due piani di lettura.
C’è il conflitto tra parti diverse della propria personalità: l’egoismo (simboleggiato dai fratelli maggiori), l’egocentrismo e l’arroganza, la tendenza a gettarsi a capofitto nelle situazioni in maniera dissociata da un senso più ampio del nostro essere.
Quante volte ci capita, a noi o a persone che conosciamo, di andare avanti alla cieca, senza volere trovare il tempo di fermarci e di riflettere? Di non investire del tempo per domandarci se la direzione intrapresa sia quella corretta?
In fondo, i tre fratelli non conoscono la strada, ma i primi due ignorano i molti modi in cui i casi della vita possono evolvere.
Lo gnomo non è un personaggio in sé, ma simboleggia certe qualità dell’anima: le proprie risorse interiori di forza e sensibilità. Ad andare avanti è l’unico fratello che sa avviare un dialogo con queste.
Talvolta infatti conviene ammettere di non sapere quale strada imboccare ed accettare aiuto dalle fonti più inattese. In questo modo si mettono a propria disposizione le energie e gli alleati interiori ed esterni costituiti dalla propria stessa sensibilità e dall’altruismo.
Il messaggio è che farsi catturare dalle normali tendenze umane all’egocentrismo ed all’arroganza, ignorando il più vasto ordine delle cose, alla fine può condurre ad un punto morto in cui si diventa incapaci di procedere oltre o di tornare indietro. Un atteggiamento che impedisce di trovare la vera acqua della vita e che potenzialmente può bloccare per sempre.
Diventare consapevoli significa onorare e dare attenzione anche a quella energia interiore simboleggiata dalla figura dello gnomo, procedendo con la consapevolezza dello stato delle cose compresa la disponibilità ad ammettere che non si sa bene dove si stia andando.
Secondo piano, più evidente: bisogna fare molta strada prima di poter dire di avere compreso perfettamente la situazione.
Si possono subire menzogne, tradimenti, si può anche rischiare la pelle ma insistendo nel cammino di consapevolezza si giunge finalmente in possesso dell’intero arco di energie e conoscenze, ad una entusiasmante cavalcata su una strada pavimentata d’oro dove il premio alla fine di tutto il percorso è molto più ricco di quello che esisteva prima: un regno tutto proprio, e non di qualcun’altro.