Pochi giorni fa, auto attiratomi dalla sgargiante maglia color canarino che indossavo, ho deciso fosse giunto l’attimo di rituffarmi nello studio della simbologia del mio colore preferito: il giallo!
Una simbologia ricca, tanto che il giallo è il colore dalla storia più contrastata.
Il suo significato ancestrale è associato alla luce: pare che le sue tonalità siano le prime ad essere distinte dall’occhio umano, per ragioni evoluzionistiche, dato che i primati per nutrirsi dovevano intercettare i frutti presenti nel fogliame della foresta.
Nella cultura greca e romana questo colore era considerato positivo e beneaugurante, tanto che i greci ed i romani lo utilizzavano abbondantemente per gli affreschi parietali e per presenziare alle cerimonie più importanti.
Fu l’epoca medievale a sancire l’esilio del giallo, quando per la prima volta, da esso, venne distinto l’oro: oro e giallo diventarono antagonisti, e giallo finì per significare “spento“, inautentico, e per essere associato, per estensione, alla menzogna e al tradimento.
Nell’iconografia medievale, i traditori sono spesso raffigurati in vesti gialle: gli abiti di Giuda sono gialli, così come le case dei falsari. ll giallo diventò anche il colore degli esclusi: gialle erano le vesti delle prostitute durante la Controriforma, e quello della stella di David sulle giacche degli ebrei.
Nella storia dell’arte, il giallo venne messo in relazione all’aldilà poichè si riteneva che la sua preparazione avvenisse con elementi chimici dotati di potere venefico, materie simbolicamente associate a forze sataniche, e perciò all‘inganno e alla lussuria.
Nella pittura medievale l’utilizzo del colore divenne residuale rispetto a quello degli altri due colori primari, il blu ed il rosso.
Il giallo venne accostato anche alla follia: il “riso giallo” era una risata convulsa scatenata dalla pazzia.
Nello sviluppo della medicina, il giallo assunse il colore della malattia: il colore giallastro era quello della febbre malarica, ed ancora oggi si parla di “colorito giallo” per connotare una cattiva salute.
In tempi più recenti però il giallo si è preso le sue rivincite!
Molto merito è stato di J. W. Goethe e della sua teoria dei colori. Il filosofo tedesco asserì che “il giallo è il colore più prossimo alla luce” , rinverdendo le primitive associazioni alla sua essenza positiva e rigenerante.
La cromoterapia, disciplina che studia le proprietà terapeutiche dei colori, ne sfrutta gli influssi per regolarizzare la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa: a livello psicologico il giallo è il colore che più di tutti influisce sul sistema respiratorio.
Il giallo è ben visto anche dall’industria del marketing, tanto che diverse aziende lo hanno adottato come colore simbolo: Eni, Hertz, Mc Donald’s, Shell ecc. Le associazioni che vengono stimolate sul consumatore sembrano essere largamente positive, ed in grado di richiamare stati d’animo come ottimismo e dinamicità.
Ecco allora che al termine di questo articolo, in cui ho voluto mescolare un pò di storia, storia dell’arte, psicologia e marketing, prende forma un arazzo, naturalmente giallo, dalla trama densa di significati, ed evocativo di un’energia che sembra racchiudere tutto e il suo contrario: espansività ed inganno, spensieratezza e follia.
E visto che per la psicologia ogni colore richiama qualcosa in noi, penso non sia un caso che io sia attratto proprio dal giallo, nelle cui misture più tenui o squillanti galleggiano i miei contrasti, e le bolle di un animo complesso.
Forse non è il più tranquillo e rassicurante dei colori, ma è intenso, vibrante, e si fa notare!
Come il bellissimo quadro “Der Kuss” del pittore tedesco Gustav Klimt, con cui ho scelto di dare un’immagine al mio scritto: due giovani intenti in un caldo bacio, che sembrano sparpagliare frammenti di erotismo negli incalzanti riflessi di giallo.