Oggi, per molti studenti è la data del fatidico esame di maturità.
E la mia mente corre a 30 anni fa, 22 Giugno 1992, quando su quei banchi mi ci trovavo io: prima prova scritta di italiano, seconda di latino.
Poi, esame orale di italiano e storia, in un poco apotropaico Venerdì 17 (Luglio) destinato comunque a ribaltare i miei paradigmi sulla scaramanzia.
Fu la notte prima degli esami, il momento in cui realizzai il mio destino da liceale modello.
Eppure, dopo il primo giorno di esami, mi sentivo stanco e sfiduciato: mi aspettavo un tema di letteratura sul Manzoni o sul Leopardi, ed invece erano usciti i crepuscolari, neanche inclusi nel programma dell’interrogazione orale e quindi poco approfonditi.
Ero tornato a casa completamente afono tanto avevo letto e ripetuto nei giorni antecedenti (non conoscevo ancora le tecniche di memorizzazione efficace), convinto di aver scarabocchiato quattro o cinque interi fogli protocolli di nulla.
Anche il giorno dopo tornai dimesso, disorientato dall’aver girovagato per cinque ore nei labirinti sintattici e di pensiero del ‘’Satyricon’’ di Petronio e dei suoi precetti sull’educazione dei giovani.
In entrambe le occasioni, mi confortò mia madre, con infinita dolcezza.
Pochi giorni dopo però accadde il miracolo: mi chiamò a casa la professoressa di filosofia, il mio tema di letteratura era stato il migliore dell’istituto, avevo preso 9!
Cosa era accaduto, la notte prima degli esami?
Come catturato da un raptus messianico, mi ero messo a studiare proprio i poeti crepuscolari: armato di tazzine di caffè fino ai denti, avevo fatto le quattro di mattina perdendomi nelle inquietudini esistenziali da crisi di identità del Corazzini e del Moretti.
‘’Perché tu mi dici: poeta? Io non sono un poeta. Io non sono che un piccolo fanciullo che piange’’.
Il crepuscolo emotivo, e quello della mia vecchia stanza marinara da cui si cominciavano ad udire i primi canti degli uccelli, si fusero in un unico respiro, rallentato da un tunnel di brevissime ore di sonno, alla cui uscita si materializzarono le orme del presagio.
La notte prima degli esami mi ha insegnato a non credere alla regola del ‘’Quel che è fatto è fatto’’.
Ed a credere che è possibile cambiare il proprio destino, anche quando il corso degli eventi pare segnato.
In ogni contesto, in ogni situazione: dalla giornata che sembra essere nata storta, alla serata mondana che sta tradendo le tue aspettative.
Mantieniti sveglio e pieno di aspettativa positiva fino alla fine, senza indulgere alla delusione: può aiutarti a ribaltare ciò che sembrava scontato!
La notte prima degli esami può essere pure una metafora della vita: oggi puoi sentirti pure incompiuto e insoddisfatto, magari già sei grande, ma devi credere fino all’ultimo di poter migliorare la tua condizione.
Anche quando manca poco, anche quando tutti ti dicono che quel che è fatto è fatto, ricorda che tra una tazzina di caffè ed i primi vagiti dell’alba, puoi sempre aggiungere quel pezzo di vita che mancava.