Questo blog parte dal presupposto che sia la qualità delle emozioni a determinare la qualità di vita.
Il mio convincimento è che le emozioni non vengano dalle nuvole ma fondamentalmente da noi stessi; più che dal passato e dai condizionamenti esterni esse dipendono dal nostro modo di pensare, nel “qui ed ora“.
E’ il modo in cui si pensa, che determina in larga misura il modo di sentirsi e di comportarsi.
Chiaramente, il passato ha la sua influenza nell’indurre un individuo a pensare in modo efficace o disfunzionale, ma tale influenza non è irrevocabile: ciò significa che anche se l’ambiente ci ha indotti a pensare in modo negativo e pessimistico, ogni persona può intraprendere un percorso di ristrutturazione cognitiva tramite cui rimodellare le proprie credenze e filosofie di vita.
Un rimodellamento del pensare, ma anche del fare.
Alcuni vedono un limite in questa impostazione: cambiare modo di pensare è superficiale, se non si cambia “nel profondo“.
In questa concezione, c’è ancora una netta separazione tra pensiero ed emozione che invece sembrano avere maggiori spazi di contiguità di quanto non siamo disposti a credere (a tal fine, suggerisco la lettura di “Ragione ed emozione in psicoterapia” di Albert Ellis, e “L’errore di Cartesio” di Antonio Damasio).
Il problema è che le varie fonti di indottrinamento, tra cui famiglia, scuola e società in genere, hanno abituato molti di noi a pensare in modo disfunzionale: a credere che se non si verrà apprezzati dagli altri ciò sarà gravissimo, o che se non si otterranno buoni risultati nello studio e nel lavoro significa che si è delle nullità.
Tali credenze diventano realtà, e generano emozioni disfunzionali.
Altro problema: quando si cambia credenza, le emozioni non sempre cambiano rapidamente. E cosi’ i comportamenti.
Ciò è magistralmente spiegato dal dottor De Silvestri con la metafora dell’automobile.
Immaginiamo un tizio che si rechi con la sua automobile in Inghilterra: capirà subito, razionalmente, che li’ si guida sul lato sinistro della strada, ma si sentirà a disagio come se stesse facendo una cosa sbagliata, ed avrà delle reazioni emotive che lo spingerebbero a portarsi sulla destra, anche se naturalmente non lo farà perchè, cognitivamente, ha compreso molto bene che sarebbe pericolosissimo!
Esistono due modi di stare al mondo: uno è con i pensieri, con le parole ed è governato dalla parte sinistra del cervello, la zona corticale-frontale, che è una zona piccola e più recente del cervello ed è quella in cui avvengono i processi di pensiero.
Il resto del nostro organismo è governato anche dal sistema neuro-vegetativo, che è più antico e pervasivo, ma non ha la rapidità fulminea del pensiero. E’ la zona destra del cervello, che ha a che fare con l’atteggiamento generale verso le situazioni, con le configurazioni. Anche questa cambia, ma richiede più tempo.
Ed infatti, dopo un periodo di guida sulla sinistra, il tizio si sarà perfettamente abituato, trascinandosi dietro anche quella parte configurativa. Quella che in tedesco viene espressa con il concetto di “gestalt”.
Molti però scambiano questa parte con il “carattere”, come se non potesse più cambiarsi: ed allora sentiamo dire “non sono quel tipo di persona”, “sono fatto cosi'”, tutte frasi che limitano ed uccidono i sogni.
Per chiarire ulteriormente, un ragazzo può avere ricevuto un’educazione molto severa, ed avere appreso dai genitori che essere disapprovato da loro sarebbe tremendo. Quel ragazzo, mediante un processo di iper-generalizzazione, potrebbe arrivare a temere il rifiuto di tutte le persone con cui entra in contatto.
Cosi’ ad esempio, potrebbe trovarsi ad una festa e desiderare invitare a ballare una ragazza che gli piace, ma potrebbe non avere il coraggio di farlo.
Impegnandosi a mettere in dubbio le credenze apprese a suo tempo, grazie ad uno sforzo individuale o con l’aiuto di un coach, potrebbe arrivare a capire ben presto, razionalmente, che non accadrebbe nulla di catastrofico se quella ragazza gli dicesse “no” ma potrebbe ancora sentirsi a disagio. E concludere erratamente di non avere il “carattere” per farlo.
Solo quando deciderà di “mettersi a guidare” a sinistra, accettando di sopportare il disagio temporaneo che nasce dal fare qualcosa di diverso da ciò che si è imparato, potrà cambiare, oltre al modo di pensare, le emozioni ed il comportamento, sentendosi più a suo agio e smettendo di essere evitante.
Potrà farlo anche gradatamente, per non esporsi troppo: ad esempio immaginando prima nella sua mente la situazione temuta, o osservando il comportamento di un amico che riesce ad avvicinare le ragazze: l’immaginazione e l’osservazione del comportamento altrui sono altre fonti straordinarie di cambiamento.