Molti anni fa un vecchio medico di campagna entrò in una drogheria e cominciò un mercanteggiamento con il giovane commesso.
I due conversarono per più di un’ora nel retrobottega, poi il medico usci’ un momento, e riportò nel negozio una vecchia ed enorme marmitta, quasi un pentolone, con una grande spatola di legno per mescolare il contenuto del recipiente, offrendole al commesso.
Questi ispezionò la marmitta, si frugò in tasca e ne estrasse un rotolo di banconote che consegnò al medico: erano 500 dollari, tantissimi prima del 1900 ed erano i risparmi di tutta la sua vita.
Il medico gli consegnò allora un foglietto di carta su cui aveva vergato una formula segreta.
Le parole scritte su quel foglietto valevano il riscatto di un re! Ma non per il medico!
Erano le parole magiche necessarie per portare la marmitta al punto di bollitura, ma né quel dottore né il giovane droghiere immaginavano quali favolose fortune erano destinate a traboccare dalla pentola.
Il vecchio medico era contento di vendere quelle cose per 500 dollari.
Il commesso della drogheria stava scommettendo i risparmi della vita su un foglio di carta ed una vecchia marmitta!
Questa marmitta cominciò a fruttare dopo che il nuovo proprietario aggiunse alla formula segreta un ingrediente di cui il medico non sapeva nulla.
Questo ingrediente fu in grado di rendere magica quella marmitta e di farla tracimare d’oro, rendendola il maggior consumatore di zucchero del mondo e permettendole di offrire lavoro su base permanente a migliaia di operai occupati nella coltivazione della canna da zucchero, nella successiva raffinazione e commercializzazione del prodotto.
La vecchia marmitta consuma ogni anno milioni di bottigliette di vetro, creando un indotto di migliaia di posti per la produzione vetraria.
Il giovane droghiere si chiamava Asa Candler, ed egli nel 1887 acquistò la formula della Coca-cola dal suo inventore, il farmacista e medico di Atlanta John Pemberton.
Quale ingrediente aggiunse l’intraprendente Asa Candler, a quel marmittone ed alla formula segreta consegnatagli dal medico, che l’aveva perfezionata in un laboratorio di Atlanta?
L’ingrediente per rendere perfetta la ricetta era la facoltà umana dell’immaginazione, una delle chiavi per accedere alla ricchezza materiale e spirituale, e più in generale del progresso umano.
Oggi tutti diamo per scontata la possibilità di guardare la televisione, ma se due secoli fa qualcuno avesse detto che fosse stato possibile catturare le onde elettromagnetiche ed intrappolarle dentro una scatola metallica in grado di generare suoni ed immagini, sarebbe stato preso per pazzo!
Lo stesso vale per la possibilità di viaggiare a migliaia di chilometri orari e di andare sulla luna.
Noi abbiamo ciò che abbiamo, perché qualcuno prima di noi lo ha immaginato.
Walt Disney, un altro grande visionario dei nostri tempi capace di creare a sua volta un impero nel campo cinematografico e dell’intrattenimento per bambini disse che Se puoi sognarlo, puoi anche farlo!
Il problema è che troppo spesso, sogniamo a nostro discapito, immaginandoci i peggiori scenari possibili. Oppure non sogniamo proprio.
Utilizziamo la potente facoltà dell’immaginazione non a nostro vantaggio, ma contro noi stessi.
Certo, questo fa anche parte della nostra natura altamente suggestionabile.
Pensiamo ad un animale: un cane può venire condizionato a non avvicinarsi più a ciò che desidera, ad esempio una bella bistecca, se ogni volta che lo fa viene punito con una scossa elettrica. E’ in grado di fare il ragionamento cibo senza scossa = buono, cibo con scossa = cattivo.
Anche gli animali inferiori possono immaginare la sgradevolezza di una situazione: è stato dimostrato che i piccioni possono divenire “superstiziosi” ed avere paura di un certo angolo della gabbia perché una volta vi sono stati puniti, anche se poi non è più accaduto.
In questi casi tuttavia sia il cane sia il piccione devono essere stati concretamente puniti almeno una volta.
Noi invece no: non temiamo soltanto gli stimoli sgradevoli reali, ma possiamo farci condizionare anche da quelli immaginati o definiti come tali.
Parlando di una paura concreta, anche se non ci è mai accaduto alcunchè di grave quando siamo stati disapprovati dagli altri, se però ci viene detto (ad esempio dai nostri genitori o dai mezzi di comunicazione di massa) che essere disapprovati sarebbe orribile, noi possiamo crederci con facilità senza bisogno di prove concretamente sgradevoli, e mediante questa convinzione possiamo rendere veramente spiacevole la disapprovazione altrui.
Cosi’ crescendo si diventa pienamente capaci di immaginare o definire paure senza alcuna base reale, paure originariamente definite da altri, e che poi sono diventate le proprie.
Un percorso di cambiamento e miglioramento personale passa anche attraverso un uso diverso della facoltà dell’immaginazione, e la consapevolezza che uno dei maggiori limiti della nostra mente è quello di porsi limiti che ci siamo auto-imposti o che ci sono stati inculcati dagli altri; che uno dei modi più efficaci per procurarsi un futuro di successo, è cominciare ad immaginarselo. Senza limitarsi a “sognare ad occhi aperti”, ma agendo anche in direzione dei nostri sogni.