Un maestro teneva in laboratorio, come animale da compagnia, una grossa lucertola amazzonica.
Nelle prime settimane che l’aveva non riusci’ in alcun modo a farla mangiare.
Provò di tutto ma la triste realtà era che la lucertola stava morendogli di fame sotto gli occhi.
Provò a darle della lattuga, del mango, della carne di maiale, degli insetti vivi, inventò ogni sorta di beverone a base di succhi di frutta; si ridusse persino a catturargli delle mosche.
La lucertola rifiutava qualunque cibo e stava ormai scivolando in quel torpore che precede la morte per inedia.
Quando era giunta quasi la fine per quel bell’animale, l’uomo, che quel giorno si era fatto un panino al prosciutto, provò a dargli anche quello.
Niente da fare: come al solito, la lucertola non mostrò il benchè minimo interesse.
Avvilito, l’uomo prosegui’ la sua routine quotidiana, prese un giornale e cominciò a leggerlo.
Terminata la prima parte del giornale, lo lasciò sbadatamente cadere su quanto restava del suo panino al prosciutto.
Fu allora che per la prima volta la lucertola si incuriosi’, strisciando furtivamente si trascinò sin là, poi con guizzo balzò sul giornale, ne fece scempio, e ingoiò il resto del panino in un sol boccone: aveva bisogno di provare la soddisfazione di avvicinarsi di soppiatto al suo cibo e di lottare per ottenerlo, prima di mangiarlo.
Le lucertole si sono evolute per mettere in atto un agguato, piombare sulla preda e farne scempio, prima di mangiare: l’esercizio di questa sua natura era evidentemente cosi’ essenziale, per la sua vita, che l’appetito non poteva essere stimolato finchè essa non avrebbe avuto modo di esprimersi.
Per quella lucertola, nessuna scorciatoia per raggiungere la felicità era accessibile.
Come la lucertola è programmata per mettere in atto la sua natura, ed ignorare questo principio significa rischiare di farla morire di fame, allo stesso modo l’essere umano non può giungere alla gratificazione aggirando completamente l’esercizio delle potenzialità e virtù personali.
Una società che mette a disposizione tutto e subito (come l’uomo prova a fare con la lucertola) porta non solo a lucertole che muoiono di fame materiale, ma a schiere di individui che, in un mondo di grande benessere ed opulenza, cadono preda della depressione e rischiano di morire di fame spirituale.
Questo è lo sbocco cui spesso conduce il mero soddisfacimento del piacere effimero e della gratificazione immediata, mentre la natura umana ricerca il benessere e solo in esso può trovare appagamento duraturo, in uno stato più persistente e complesso che non schiva sforzo, fatica, ricerca.