A volte non è necessario leggere un romanzo per scovare l’eccezionalità di una storia.
La storia eccezionale che voglio raccontare è quella di Monica, una ragazza che ha cominciato a lavorare quando aveva 19 anni, come impiegata all’interno di una delegazione Aci, e che dopo alcuni anni è diventata lei stessa imprenditrice, in un comune di 50.000 anime tra Roma e Latina.
Sempre all’età di 19 anni, Monica ha vissuto un evento che ha cambiato in qualche modo la sua storia: una relazione turbolenta con un uomo di 15 anni più grande di lei, con moglie e figli, il quale ha rapito il suo cuore da adolescente facendole conoscere gioie e tormenti dell’amore passionale ma privo di sbocchi, tra cui quello di diventare mamma.
Cosi’ dopo 12 anni Monica decide di recidere quel legame impossibile, ed avvia una relazione con un suo coetaneo. Rimane incinta, e finalmente la vita sembra essere pronta a coronare il suo sogno, ma purtroppo perde il bambino, ed il destino vuole che ciò accada proprio il giorno del compleanno del suo primo uomo.
Il quale rimane sempre sullo sfondo della sua vita, tra ricongiungimenti ed addii, fino ad un evento di rottura che accade nell’estate del 2011.
Monica trascorre una notte in preda a dolori lancinanti, ed in cuor suo spera che l’attuale compagno le stia regalando un figlio.
La realtà purtroppo è diversa: Monica ha un tumore all’apparato riproduttivo. Un carcinoma uterino di 3° grado. Per i medici ha 4 anni di vita.
A fine Agosto viene ricoverata, si sottopone ad un complicatissimo intervento, esce dall’ospedale affardellata di tubi, catetere, sacchetto per i bisogni; quando il papà la vede scappa piangendo, dopo pochi giorni verrà colpito da infarto.
Comincia la trafila delle cure, di terapie devastanti per il corpo e lo spirito, che sembrano però sortire i loro effetti, perchè i marcatori della malattia iniziano a scendere.
Ma alla prima visita di controllo, lo choc: i marcatori sono tornati altissimi. La speranza di avere sconfitto il male è infranta e questo è il momento psicologicamente più dilaniante per Monica, il peggiore in assoluto.
Costretta a tornare dall’oncologo, questi le suggerisce di non riprendere la chemioterapia, come se avesse una fiducia istintiva verso le sue più intime risorse, ed effettivamente i marcatori scendono; secondo il medico, grazie alla sua forza interiore, sta producendo gli anticorpi contro il tumore.
Monica si aggrappa ostinatamente alla vita e nell’estate del 2013 comincia una storia tenerissima, durata alcuni mesi, con un carabiniere a cavallo, che una notte le fece anche una sorpresa, passando sotto la sua finestra in sella ad un destriero bianco.
Le sfide che ha dovuto attraversare però l’hanno messa in difficoltà anche economiche, ad un certo punto si trova sotto di quasi 100.000 €, ma i genitori l’aiutano e lei riesce a salvare l’attività.
A Monica avevano dato 4 anni di vita nel 2011, ed invece lei è ancora qui.
La scorsa estate, dopo anni di silenzio, il male torna a bussare alla sua porta. Un altro intervento, altre terapie. D’altronde i medici glielo avevano detto che esisteva l’80% di probabilità che le cose andassero in questo porco modo.
Monica si batte ogni giorno, come una leonessa, per far vincere l’altro 20%.
Come quando, dopo il lockdown, ha potuto riaprire l’attività e per recuperare il lavoro perduto, si è barricata dentro la sua delegazione dalle 9 di mattina fino al pomeriggio del giorno dopo, passando più di 24 ore di fila a lavorare, e lo ha fatto per diversi giorni e notti, tra qualche sbadiglio e tanti bicchierini di caffè.
Durante quelle notti, nel paesino, oltre alle stelle, a brillare c’erano soltanto le lampade al neon del suo ufficio, le luci di un coraggio e di un indistruttibile attaccamento alla vita.