Ho voluto mettere il simbolo dell’aquila come copertina del blog, perchè sono rimasto incantato dalla leggenda indiana che narra la vita di questa splendida creatura dei cieli. Non a caso, ho anche un poster affisso nella mia camera!
Secondo la leggenda, quando l’aquila arriva intorno ai 40 anni, rischia di morire: il becco è diventato incurvato e gli artigli molli, cosi’ fa fatica a catturare le prede. Le piume del petto si sono ispessite, e le rendono difficoltoso il volo.
A questo punto, l’aquila ha due sole scelte: o si lascia morire, o si rinnova.
Il rinnovamento però, come accade tante volte nella vita, può passare attraverso un percorso di dolore.
Cosi’ l’aquila si ritira in un nido inaccessibile, nascosto da una spessa parete rocciosa, ed inizia ad affrontare il suo faticoso processo di rinnovamento: sbatte violentemente il becco contro il muro, affrontando coraggiosamente il dolore di tale operazione. Quando le cresce il nuovo becco, con questo strappa ad uno ad uno i suoi artigli, ed attende che le ricrescano. Ed infine, con il nuovo becco ed i nuovi artigli, si strappa le piume del petto.
Secondo la leggenda, questo processo dura ben 150 giorni.
Ma quando sono ricresciute, vigorose, anche le nuove piume, l’aquila scende, con un volo piano e sicuro, dal nido in cui si era ritirata e si lancia verso un volo di rinnovamento, pronta a vivere altri 40 anni.
Credo che questa storia sia una potente metafora delle opportunità offerte dalle avversità, che possono generare momenti di rinnovamento e crescita.
Anche nel momento in cui scrivo questo articolo, ne stiamo vivendo uno, a livello collettivo, con l’emergenza legata al Coronavirus e l’isolamento forzato, ma è sempre possibile guardare a questi periodi come occasioni di potenti trasformazioni.