Ogni tanto, durante qualche momento di ispirazione, mi sono dilettato a buttare giù una sorta di calendario dell’anno, ordinato non per cronologia, ma per valore simbolico ed affettivo del mese, ossia secondo quanto in ogni mese io sappia apprezzare la vita, crescere, cambiare.
Ho variato diverse volte la classifica, perché con lo scorrere del tempo tutto muta, ma nessun mese è riuscito mai a rubare il primo posto, nel mio cuore, al mese di Maggio.
Maggio, con la sua dolcezza avvolgente, è un invito a lasciarsi sedurre dalla bellezza della vita che si rinnova. È come se la primavera danzasse sulle sue ali profumate, risvegliando emozioni sopite e sogni sepolti nell’animo di chi sa ascoltare il sussurro dei fiori che sbocciano.
Le giornate si allungano, il sole si fa più caldo e colora il cielo con il suo splendore dorato.
È il momento in cui la natura risplende di una vitalità incontenibile: i prati si vestono di mille sfumature di verde, mentre gli alberi si ricoprono di fronde tenere e foglie che sembrano cullate dalla brezza del vento.
Maggio, con la sua dolce melodia, accende nel profondo la speranza e le promesse dell’amore.
Per me, è il mese delle attese struggenti, della tensione del desiderio, di quella forza titanica del puro desiderare che i poeti francesi chiamavano ”esperance”, che è sottile inquietudine e appagamento dato proprio dal non appagarsi.
I miei ricordi amorosi, di un sentimento veemente e passionale, mi riportano proprio a certe lontane, ma ancora vivide, giornate di Maggio.
In breve quel sentimento trasmutò in altro, ma la mia mente era rimasta oltremodo ancorata a quei frammenti di estasi; trascorsi un intero pomeriggio, fino a tarda notte, nella mia stanza, a scrivere di getto, un uragano torrenziale di parole ed immagini.
Era la sera del 27 Maggio di quattro anni fa, un Maggio piovoso come l’attuale: mentre scrivevo, la pioggia crepitava incessantemente, come un gigantesco tamburo marziale che voleva conferire solennità al momento.
Fu stupefacente, ma il mattino dopo mi risvegliai cambiato. O, semplicemente, mi risvegliai da un sogno finito da tempo.
Quella pioggia purificatrice, passata attraverso la fievole luce della mia stanza, aveva lavato via i miei tormenti.
Da quel momento tutto cambiò, ed altre cose importanti sono cambiate nella mia vita, quando mi ci sono messo a riflettere di Maggio.
Inoltre, le tre volte che ho cambiato casa, era sempre Maggio!
È come se la natura stessa mi abbia invitato a gettare semi di speranza nella terra fertile della mia esistenza, affinché germogliassero e si trasformassero in realtà più feconde.
Voglio concludere questo breve inno al mese di Maggio, parlando di una delle mie opere preferite, il ‘’Faust’’ di Johann Wolfgang Goethe.
In un passo del suo capolavoro Goethe dipinge un quadro suggestivo della primavera, con particolare enfasi sul mese di Maggio, come momento di rinnovamento, passione ed innamoramento.
"O Maggio, tu incantevole momento, quando gli alberi fioriscono in fiore, e l'amore risveglia dolci desideri, quando il cuore palpita con ardore!"
Così come gli alberi si rigenerano, gettando via le foglie vecchie per far spazio a nuovi germogli, anche noi possiamo abbandonare le vecchie abitudini e i limiti che ci imprigionano.
Maggio ci sprona ad osare, a sognare in grande, ad accogliere con gratitudine l’energia vitale che ci circonda, ed a spargere il nostro profumo nel mondo.