In questa pagina parlerò di un aspetto particolare legato alla preparazione mentale di un intervento in pubblico: l’IMMAGINAZIONE.
Il potere dell’immaginazione è tale, che essa può essere applicata anche in ambiti ulteriori rispetto al public speaking.
LA MIGLIORE PREPARAZIONE POSSIBILE E’ VIVERE NELLA PROPRIA MENTE PRIMA CHE NELLA REALTA’ LA PRESENTAZIONE CHE SI STA PER AFFRONTARE.
Vi è mai capitato di vedere un atleta che prima della partenza di una gara di sci, ad occhi chiusi, sembra star già percorrendo la discesa standosene fermo sul posto? La tecnica adottata da questo atleta si chiama “VISUALIZZAZIONE CREATIVA“, ed è estremamente potente.
Io stesso l’ho provata molte volte, prima di entrare in aula da formatore o sul palco nella veste di attore, e ne ho sperimentato l’efficacia.
Per partire da ancora più lontano, vorrei raccontare la storia di Roger Bannister.
Roger Bannister è stato il primo uomo a correre il miglio in meno di 4 minuti, nel 1954.
Prima di allora, si credeva che per un uomo fosse impossibile raggiungere tale risultato. Egli ci riuscii’ immaginando ripetutamente di raggiungere quel traguardo, e vivendo l’intera performance, nella sua mente ancor prima che sulla pista.
Visualizzò sè stesso talmente tante volte compiere l’impresa, e con una tale intensità emotiva, che riusci’ a realizzarla.
Ripetizione ed intensità emotiva sono infatti due corollari importanti della visualizzazione creativa.
Il bello è che il suo risultato ebbe il potere di demolire anche una credenza generale: l’anno dopo, per incanto, quasi 40 mezzafondisti riuscirono a correre il miglio in meno di 4 minuti, e due anni dopo lo stesso risultato lo ottennero in più di 300!
Roger Bannister è morto nel 2018, all’età di 88 anni.
La visualizzazione creativa non è una tecnica esoterica ma un metodo di incremento dell’auto-efficacia che può presentare delle varianti; la variante che prendo in esame è sempre quella proposta da Luca Baiguini nel suo libro.
1) Porsi in uno stato di comodità e rilassamento. L’ambiente deve essere tranquillo, senza distrazioni. La postura seduta, altrimenti si corre il rischio di addormentarsi, Bisogna allontanare se possibile, tutti i pensieri e le incombenze varie.
Il rilassamento ideale è quello che si ottiene passando dallo stato beta, in cui solitamente ci si trova da svegli, allo stato alfa in cui le onde cerebrali viaggiano a frequenza ridotta. Nello stato beta le frequenze delle onde cerebrali oscillano tra le 12 e le 21 al minuto. Nello stato alfa invece tra le 7 e le 12 frequenza. E’ lo stato in cui ci si trova quando ci si è appena svegliati, quando si medita oppure quando si è nel cosiddetto “flow” ossia nel flusso di concentrazione totale.
Gli altri due stadi cerebrali sono lo stadio theta (tra le 4 e le 7 frequenze) che è quello proprio del sonno, e lo stadio delta (tra le 0,5 e le 4 frequenze), associato all’incoscienza ed al coma.
2) Concentrasi sul respiro, possibilmente a bocca chiusa, espirando ed inspirando con il naso.
3) Contrarre e distendere tutti i muscoli: a partire da quelli dei piedi, a salire, fino a quelli della calotta cranica. Bastano 3 secondi per la contrazione, ed altrettanti per la distensione.
4) Visualizzare i colori dell’arcobaleno: rosso – arancio – giallo – verde – blu – indaco – viola.
5) Immaginarsi nella natura, ad esempio su un prato od una spiaggia , cercando di stimolare la rappresentazione multisensoriale (immagini, suoni, sensazioni).
Tutto ciò richiede 5 minuti, e permette di ottenere un buon rilassamento.
A questo punto, CI SI IMMAGINA MENTRE SI SVOLGE LA PRESENTAZIONE.
Il termine visualizzazione può ingannare: è più efficace costruire un’immagine mentale il più completa possibile (completa di immagini, suoni, sensazioni tattili, sapori, profumi) di ciò che accadrà prima e durante l’intervento.
CI SI IMMAGINA VIVIDAMENTE MENTRE SI SVOLGE LA PRESENTAZIONE NEL MODO IN CUI SI DESIDERA CHE AVVENGA.
Nella pagina precedente ho affermato che la conoscenza dell’ambiente può facilitare anche la preparazione mentale: ciò dipende dal fatto che come scoperto da Milton Erickson, sia molto più facile ricordare un contenuto nel luogo in cui è avvenuto l’apprendimento.
Per esempio, se si è studiata una poesia a memoria in un boschetto, è probabile che tornando nello stesso luogo le rime fluiscano in maniera più efficace.
Ed è vero anche il procedimento opposto: se, studiando la poesia, si visualizza la classe in cui la si dovrà ripetere aumentano le probabilità che nella situazione reale la memoria ne tragga beneficio.
Quando si visualizza è importante anche controllare la velocità, che deve essere uguale alla velocità normale del processo.
Bastano anche 15 minuti (5 di rilassamento e 10 di immaginazione) :questa sarà la migliore preparazione possibile.
Perchè un metodo del genere dovrebbe funzionare? Su quali presupposti può fondarsi la sua efficacia?
Il presupposto è dato dal funzionamento del cervello umano: il nostro cervello non riesce a distinguere nettamente ciò che è reale, da ciò che è vividamente immaginato.
Se una persona si mettesse sotto ad un cavalcavia, immaginando vividamente che da li’ a pochi istanti qualcuno scagliasse una pietra (come purtroppo era di moda qualche anno fa), percorrendo bene tutto il processo, quindi visualizzando la pietra, il rumore sordo che farebbe ecc., automaticamente proverebbe sensazioni di sgomento, tra cui possibili reazioni fisiche.
Ma è lo stesso scenario che si verifica quando si guarda un bel film, oppure si sogna: se il regista sa costruire una bella storia, ed arrivare ai sensi dei suoi spettatori con le immagini, la musica ecc., tutti diventano in grado di piangere pur sapendo che si tratta di finzione.
Studi compiuti tramite tac ed eco-doppler hanno mostrato come si verifichino, durante il sogno, modifiche di alcuni parametri corporei tra cui la pressione sanguigna, come se il cervello stesse percependo le immagini del sogno alla stregua della realtà.
Il potere dell’immaginazione è tale che diversi psicoterapeuti hanno integrato le tecniche di visualizzazione all’interno della loro terapia, e diversi casi (in particolare, fobie specifiche) sono stati risolti con successo grazie all’utilizzo dell’immaginazione nel processo di avvicinamento graduale all’oggetto temuto.
Albert Einstein ha detto che l’ “immaginazione è dieci volte più forte della forza di volontà”, ed in fondo l’immaginazione è il ricordo di cose che non sono mai successe, ma che è come se fossero successe.
Immaginare la situazione che si vuole affrontare, perciò, non farà sparire d’incanto i dubbi ed i timori, ma permetterà al cervello di sperimentare quella situazione, come se già la avesse affrontata.