Come introdotto nel precedente scritto, in questo breve articolo voglio tratteggiare il concetto di antifragilità, che è stato presentato al mondo dallo scrittore libanese Nassim Nicholas Taleb nel suo “Antifragile: prosperare nel disordine”.
In un passo del testo, l’autore scrive:
“Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza.
Eppure, nonostante l’onnipresenza del fenomeno, non esiste una parola che descriva l’esatto opposto di fragile. Chiamiamolo allora “antifragile”.
L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso; l’antifragile migliora.”
Tornando un attimo alla resilienza, essa in fisica indica la proprietà di un materiale di resistere agli urti senza spezzarsi, mentre in ecologia essa è definita “la velocità con cui una comunità, o un sistema ecologico, ritorna al suo stato iniziale, dopo essere stato sottoposto a una perturbazione che l’ha allontanata da quello stato”.
Eccola allora la differenza basilare: l’antifragilità non solo è resistenza, ma anche capacità di imparare dalle avversità per diventare più forti di prima.
E’ quindi il superamento della resilienza, il passaggio necessario dalla robustezza immutevole, al caos rigenerativo.
E’ importante sottolineare che parlando di antifragilità l’autore non intende denigrare le debolezze e vulnerabilità insiste in ciascuno di noi, ma vuole sottolineare il valore evolutivo che comporta la capacità di saper resistere agli eventi inaspettati ed a trarre vantaggio dagli errori.
In un passo del suo libro Taleb scrive: “Se trascorressimo un mese a letto ci verrebbe un ‘atrofia muscolare; allo stesso modo quando sono privati dei fattori di stress, i sistemi complessi ne escono indeboliti”.
A partire da queste considerazioni la persona antifragile impara ad amare il caso e l’incertezza, l’errore o certi tipi di errori perchè l’evitamento dei fattori di stress paradossalmente ci rende più fragili e meno robusti.
D’altronde, l’errore è un concetto evolutivo, che troviamo dalle origini della vita, dal semplice processo di duplicazione di due molecole. Durante questo processo, qualcosa può andare storto, ed allora nascerà una molecola più debole e meno capace di sopravvivere, che probabilmente sparirà. Ma una volta ogni tanto non sarà cosi’, e quella molecola sarà invece più forte e capace. Un errore ogni tanto porta a dei vantaggi di sopravvivenza. Questo vale per tutta la catena evolutiva, fino ad arrivare a noi.
Nel nostro caso, la maggior parte degli errori producono conseguenze negative, ma talune volte l’errore aiuta a migliorare.
In fondo ogni progresso ed ogni creatività nascono proprio dall’errore: esiste un modo di fare le cose e se ne trova un altro, all’inizio sarà inevitabile sbagliare, ma proprio per questo diventerà possibile raggiungere nuovi orizzonti. Ed infatti, anche a livello di coscienza popolare si dice “sbagliando s’impara” ed il verbo “errare” in latino significa letteralmente “prendere un’altra strada“: a volte, è una strada migliore.
A mio modo di vedere l’antifragilità si nutre di errori, e si nutre di avversità, sapendo riconoscere le opportunità nascoste nei momenti di crisi: questo a livello individuale, ma anche politico, economico e sociale. Se ci pensiamo bene, la crisi finanziaria del 2008 scoppiata negli Stati Uniti e successivamente deflagrata anche in Europa, ha prodotto precarietà e disoccupazione, dando un’energica spallata al “posto fisso” ma ha fatto anche nascere le opportunità nel digitale, che alcune persone sono riuscite a convertire in una fortuna.
Anche lo scenario attuale, caratterizzato da una pandemia che sembra ancora non voler finire, lascerà delle macerie intorno a noi, ma farà anche si’ che alcune persone prospereranno, interiormente, perchè saranno diventate più capaci di riconoscere ed apprezzare le cose che più contano nella vita, e finanziariamente, perchè non subiranno ma si adatteranno a scenari lavorativi che muteranno con rapidità.
Una poetessa polacca, Ewa Radomska, ha scritto che “L’ordine è necessario per non perdersi, il disordine per ritrovarsi…”, ed il cuore dell’antifragilità per me sta proprio qui, nel saper trovare nel disordine e nell’incertezza i riferimenti per progredire e per imboccare una strada migliore.