Nell’articolo precedente, ho messo in discussione il detto “Il cuore ha delle ragioni, che la ragione non ha”, scrivendo dell’errore di Cartesio e delle ampie zone di contiguità tra mente emotiva e razionale.
Se potessi revisionare quel detto, lo farei in questo modo:
“Il cuore ha dei tempi, che la ragione non ha”.
Cosa significa?
Significa che la velocità con cui cuore e cervello rispondono ad un evento e lo metabolizzano sono diverse, ed a volte estremamente distanti.
Parliamo delle diversità tra l’emisfero sinistro del cervello, deputato alle funzioni logico-razionali e quindi sede dei processi cognitivi, e quello destro che è invece immaginativo e connesso all’emotività.
Il cervello razionale ha sede nella zona corticale-frontale del cervello, che è una zona piccola e relativamente recente, è qui che prevalentemente avvengono i processi logici e di pensiero, mentre il resto dell’organismo è governato anche dal sistema neurovegetativo, che è molto più antico e pervasivo, ma non ha la rapidità fulminea del pensiero.
Cercherò di chiarire meglio il discorso con un esempio: se un italiano si trasferisce in Inghilterra ed ha necessità di guidare l’automobile, comprenderà subito, razionalmente, che nel Regno Unito si guida sul lato sinistro della strada. Quindi si adatterà immediatamente alla nuova situazione di guida, tuttavia continuerà a sentirsi a disagio per un po’, come se stesse facendo una cosa sbagliata.
Non farà mai una cosa del genere, perché ha capito che sarebbe pericolosissimo, ma ha una serie di reazione emotive che lo farebbero spostare sulla destra.
In questo consiste l’azione del sistema neurovegetativo, delle configurazioni, della “gestalt”.
Dovrà passare del tempo affinchè, continuando a guidare sulla sinistra, il resto dell’organismo e l’atteggiamento emotivo si adattino alla situazione.
Così può accadere nella vita di tutti i giorni, di litigare furiosamente con una persona e di comprendere a distanza di poco tempo che essa aveva le sue buone ragioni per arrabbiarsi con noi, oppure di interrompere una relazione affettiva sapendo che era la scelta migliore per se stessi o la partner.
Il cervello sa che quella persona con cui abbiamo litigato non aveva tutti i torti, e sa di aver compiuto la scelta giusta nei confronti di quella relazione, ma la comprensione razionale può non bastare per provare sollievo immediato, ed il “cuore” può rimanere arrabbiato, nel primo caso, o melanconico nel secondo, per diverso tempo.
Ecco perché ho scritto che il cuore ha dei tempi che la ragione non ha: il pensiero è rapidissimo, un puntino che si colora subito; l’emotività è un fiume magmatico che deve completamente esondare dal suo letto prima di prender forma.
Sembrerebbe allora, un confronto impari: per utilizzare una metafora bellica di questi tempi a rischio di conflitto nucleare, il duello tra un’armata dirompente, ed un plotone dalle polveri bagnate.
Ma a volte, il piccolo esercito razionale sa prendersi le sue rivincite: restando sul campo a rischio di subire imboscate, resistendo ed impegnandosi.
Agire contro ciò che emotivamente mette ancora a disagio, anche se se ne è maturata una consapevolezza intellettuale, talvolta costringendosi deliberatamente ad affrontare situazioni scomode, molto spesso aiuta a riallineare ragione e sentimento, e ad armonizzare il pensiero con una comprensione anche emotiva della situazione.
Come il nostro connazionale che guida in Inghilterra: insistendo a guidare a sinistra, progressivamente il disagio e la sensazione di star facendo qualcosa di sbagliato tenderanno a dissolversi.
E cuore e cervello riprenderanno a camminare insieme, anche se Cartesio non ci avrebbe mai creduto.