Dopo aver parlato di autostima ed autoefficacia, in questo articolo parlerò di assertività.
Questo concetto è stato ideato negli anni ’70 dagli psicologi statunitensi Alberti ed Emmons, e viene utilizzato spesso nell’ambito della comunicazione, ed inteso come punto di equilibrio tra le due polarità opposte del comportamento aggressivo e di quello passivo.
L’individuo aggressivo crede di avere sempre ragione ed ignora i sentimenti altrui, mentre quello passivo è remissivo e raramente prende posizione: è evidente come alla base di entrambi gli atteggiamenti ci sia un problema di insicurezza.
L’assertività invece, secondo la sua definizione originaria è “quel comportamento che permette a una persona di agire nel proprio pieno interesse, di difendere il proprio punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i propri diritti senza ignorare quelli altrui”.
Il comportamento assertivo è la giusta via di mezzo, per usare la calzante immagine elaborata dall’esperta di analisi transazionale Gysa Jaoui, tra il comportamento “istrice” e quello “zerbino”.
Delineati i rudimenti del concetto di assertività, c’è da domandarsi: assertivi si nasce, o si diventa? E come si può aumentare la propria assertività?
Riguardo al primo quesito, non posso che allinearmi ad uno dei principi ispiratori della mia filosofia di vita, secondo la quale le abilità non sono innate, ma possono essere sviluppate attraverso l’esercizio dell’autoconsapevolezza e la pratica esperienziale.
E come accrescere la propria assertività?
In questo articolo mi limiterò a 3 semplici consigli, ripromettendomi di trattare più in avanti l’argomento.
Consiglio n. 1: Fregarsene un po’ di più dell’opinione degli altri!
Abbiamo visto che sia l’”istrice” che lo “zerbino” sono affetti da un problema di insicurezza. L’insicurezza e l’eccessiva timidezza spesso dipendono dalla troppa importanza che si attribuisce al giudizio altrui.
Dipendono dal desiderio, che si trasforma in bisogno, di essere apprezzati, di compiacere, di non deludere.
Per diventare più assertivi, quindi, occorre attribuire un’importanza meno vitale al giudizio degli altri ed imparare a dire qualche gentile ma determinato NO.
Consiglio n. 2: Porre più attenzione alla comunicazione!
E’ scontato che per imparare a comunicare in modo più assertivo, occorre prima di tutto imparare a…comunicare! Un primissimo passo può essere quello di rendersi conto che al giorno d’oggi la comunicazione è un’abilità sempre più importante. Nel mondo più competitivo in cui viviamo, essere un abile comunicatore, non è richiesto più soltanto al giornalista o all’avvocato, ma spesso anche al semplice impiegato alle prese con riunioni o corsi di formazione.
Il modo in cui comunichiamo con la voce, con lo sguardo, con i gesti, ha un impatto enorme in ogni relazione ed ambito della vita, ed è’ stato dimostrato che come diciamo qualcosa conta più di cosa diciamo.
Nel concreto, significa parlare lentamente, con un timbro udibile, una postura che comunichi energia e guardando sempre negli occhi l’interlocutore.
Terzo consiglio: Imparare ad accettare le critiche!
E’ sorprendente quanto la maggior parte delle persone sia allergica alle critiche, verso le quali bisogna però cambiare prospettiva! Le critiche infatti possono diventare un ottimo strumento di crescita personale, laddove si riesca a porsi in una condizione di ascolto sincero e senza pregiudizi, distante da uno sterile orgoglio o da pretese perfezionistiche (in fondo, “anche io posso avere sbagliato”), ed anzi grato che un interlocutore stia creando un’opportunità per un confronto costruttivo.
Concludo l’articolo citando le parole del grande filosofo cinese Lao-Tzu:
“Il buon guerriero non è aggressivo, un buon combattente non si lascia prendere dall’ira. Chi sa vincere non ha bisogno di dar battaglia, chi sa guidare gli esseri umani si mette al loro servizio”.