Alcuni giorni fa mi sono trovato nel mezzo di un tentativo, da parte di mia sorella, di far ingurgitare un bibitone di latte caldo con miele al mio nipotino, afflitto da una fastidiosa tosse, che ovviamente non aveva alcuna intenzione di mandarlo giù.
Malgrado i molti tentativi della mamma, il bimbo non voleva saperne e sembrava averla avuta vinta.
Quando mia sorella, ormai rassegnata, si è allontanata, la mia intuizione mi ha suggerito un gioco: “Facciamo uno scherzo a mamma” – ho detto al piccolo – “ti bevi il latte, e quando lei torna, le diciamo che non ne hai bevuto nemmeno un goccio! Pensa come sarà contenta quando capirà che è uno scherzo!”.
In pochi secondi, il bambino ha trangugiato tutto il benefico beverone!
Cosa era successo?
Lo stesso evento, bere il bicchiere di latte, era stato presentato dentro una cornice differente, cambiando le percezioni e le motivazioni del bambino.
Questo piccolo aneddoto domestico mi ha fatto tornare alla mente il celebre episodio del bellissimo romanzo di Mark Twain sulle avventure di Tom Sawyer, che lessi più volte durante il periodo della tarda infanzia.
C’è un celebre episodio in cui la zia Polly, arrabbiata perché il vivacissimo Tom si è fatto coinvolgere in una rissa con altri ragazzini, gli infligge la punizione di verniciare una staccionata larga 30 metri per 3 di altezza!
Il ragazzino, in quella splendida giornata estiva sulle rive del Mississipi, avrebbe desiderato fare tutt’altro, a tal punto che “..sull’animo gli si posava una cappa di spessa malinconia..”, e gli sembrò che “..la vita non avesse alcun valore e che l’esistenza fosse solo un peso”.
Inizialmente Tom cercò di corrompere Jim, il giovane ragazzo di colore che aiutava la zia, regalandogli una biglia, ma il suo tentativo fu vano, cosi’ come quello di convincere altri ragazzi che passavano li’ vicino.
Ad un certo punto però Tom Sawyer, che era non solo vivace ma anche furbissimo, ebbe la geniale intuizione, e la mantenne nel suo animo continuando gioiosamente a lavorare.
Quando si avvicinò Ben Rogers, il ragazzino che Tom temeva di più per le possibili prese in giro, e gli chiese come facesse ad avere quell’aria felice mentre faceva quel lavoro, Tom Sawyer continuando allegramente a spennellare disse che a lui, dipingere lo steccato, piaceva. Disse che non capita tutti i giorni l’occasione di imbiancare uno steccato, e che quel lavoro era stato affidato a lui perché soltanto lui e pochi altri, avrebbero potuto portarlo a termine.
L’altro ragazzo smise di mangiucchiare la sua mela, e cominciò a scrutare ogni mossa di Tom, chiedendogli di fargli provare a dare una spennellata; Tom, per rafforzare la sua strategia, inizialmente rifiutò.
Il finale? Forse qualcuno la conosce! La staccionata venne verniciata per ben tre volte, da Ben e da altri ragazzi, che addirittura ricompensarono Tom per farli lavorare, con una mela, un aquilone ed altri giocattoli. Tom Sawyer quindi, non solo potè godersi la giornata senza faticare, ma si ritrovò anche con varie cianfrusaglie con cui passare il suo tempo.
Alla fine dell’episodio Mark Twain conclude il capitolo affermando che
[…] il lavoro consiste in tutto ciò che uno è costretto a fare, e il divertimento consiste in tutto ciò che uno non è costretto a fare.
Anche se il comportamento di Tom Sawyer presenta degli aspetti manipolatori perché finalizzato ad ottenere un vantaggio personale, al netto di tali aspetti si può assumere questa bellissima storia come metafora della motivazione umana: sia che vogliamo motivare un bimbo, od un adulto, a fare qualcosa, più saremo capaci di introdurre elementi di novità, di gioco e di divertimento, più il nostro tentativo sarà destinato al successo.