‘’Cosa non darei per vivere una favola’’, cantava Vasco Rossi molti anni fa.
Io invece, sono contrario alle favole, ed a come sono state raccontate.
A cominciare dalla mitologia della Befana e di Babbo Natale: è innegabile che la notte di Natale e dell’Epifania siano un momento magico per quasi ogni bambino, emozionato dal senso di attesa e di stupore, ma questo arazzo di magia non nasconde anche i frammenti di un sottile inganno?
Non è forse vero che il bambino diventa l’inconsapevole eroe letterario di una saga romantica, in cui apprende una volta di più che potrà ricevere un dono, solo se ne sarà meritevole?
Quando crescerà, ed arriverà ad avere sette od otto anni, smetterà di credere a Babbo Natale e alla Befana, ma probabilmente continuerà a credere che sarà degno di ottenere qualcosa, come le attenzioni delle persone per lui importanti, solo se si comporterà bene; in caso contrario, nella calza troverà il carbone.
Cosa rappresenta il carbone?
Il carbone è il gusto amaro della disapprovazione e del non potersi considerare degni di valore.
In altre parole, questi miti precoci alimentano la simbologia della non accettazione incondizionata.
Tutte le storie che hanno fatto parte della nostra vita, a partire dall’infanzia e dalla scuola, ruotano attorno ad un protagonista, ad un eroe che incarna le virtù umane.
L’eroe ambisce a qualcosa, ad una meta che mobilita la sua azione, ad una principessa da conquistare: la principessa però non è mai una donna molto intelligente o con quattro lauree; in compenso, quasi sempre è bellissima!
L’eroe dovrà espugnare castelli ed uccidere draghi per farsi amare, sperando alfine di riuscirci.
Il messaggio che passa tramite certe storie, è quello che bisogna superare molte prove per considerarsi valorosi e meritevoli, e che le donne devono essere bellissime.
Come l’antagonista della favola di Biancaneve, che è una Regina che ha tutto dalla vita: bellezza, ricchezza eppure è ossessionata dall’essere ‘’la più bella del reame’’.
La domanda che mi pongo è questa: quanto incidono questi miti e queste storie, che abbiamo ascoltato per generazioni ed in età precoce, sulle singole persone?
Quanti uomini sono convinti che per essere degni di tale nome devono essere invulnerabili e non piangere mai, e quante donne non si sentono all’altezza per qualche difetto fisico oppure credono che un uomo le ami davvero, soltanto se è disposto a fare di tutto per dimostrarglielo?
Quanto sarebbe più bello se le storie con cui crescessero le generazioni future, parlassero di regine e di principesse i cui sogni non fossero quelli di essere bellissime, ma di stare bene con se stesse?
Forse, se cambiassero le favole, cambieremmo un po’ anche noi.
E la befana tornerebbe ad essere chi è davvero: una tenera vecchina che arriva dal cielo, ammucchiando dolciumi in una calza.
E se anche ci fossero stati dei bambini così discoli da non meritare doni, fossi un genitore direi loro che quest’anno la befana era troppo stanca per completare il viaggio, o che la sua scopa sul più bello è andata in avaria.
Metterei definitivamente in soffitta il carbone, recludendolo nel baule dei tempi che furono.
Perchè ognuno di noi è meritevole di essere amato e di amarsi incondizionatamente, e prima lo si capisce e lo si sente, più sarà facile evitare di riempirsi da soli di carbone, per gli inevitabili errori della vita.