Il 18 Maggio di questo anno, è venuto a mancare Franco Battiato, uno dei musicisti ed artisti italiani di più alta levatura stilistica ed intellettuale.
Mi sentivo molto legato a questo filosofo della musica, forse perchè cominciai a canticchiarmi in testa i suoi motivetti nei primi anni ottanta quando ero molto piccolo ma mi capitava di ascoltarli grazie ai miei genitori. I suoi testi erano infatti orecchiabili e festosi, ed entravano in testa facilmente anche ad un bambino, ma nello stesso tempo erano vere e proprie matriosche di citazioni, di profezie autoavveranti, di divismo e di porcherie dell’Italia degli anni ottanta.
Le canzoni di Battiato sono state descritte come dei labirinti per arrivare alla verità, grazie alle contaminazioni filosofiche, esoteriche e mistiche, ispirate dall’immenso spessore culturale dell’artista.
Franco Battiato fu molto influenzato da Georges Ivanovic Gurdjieff, filosofo e mistico di origini greco-armene, secondo il quale l’uomo occidentale era vittima di uno stato di addormentamento della coscienza, simile per certi versi al sogno; soltanto trascendendo questo stato e giungendo al “ricordo di sè“, sarebbe stato possibile risvegliarsi e superare i condizionamenti psicologici ed esistenziali.
L’esoterismo mistico ispira fortemente “Centro di gravità permanente“, a cui ho voluto dedicare questo breve articolo come tributo a Franco Battiato.
Sono innamorato di tantissime canzoni dell’artista catanese, ma dovendone scegliere una istintivamente mi è venuta in mente questa, non perchè sia musicalmente di maggior pregio stilistico o di più somma rilevanza filosofica, ma probabilmente perchè mi rimanda ai temi a me cari della ricerca di un‘identità stabile fissa, e perchè ha notevoli intersezioni con la letteratura pirandelliana e con la ricerca teatrale.
In questo motivo, la leggerezza del ritornello ed i simbolismi pregni di un tempo lontano e quasi mitico, farebbero pensare ad una canzone superficiale, o a dei semplici “nonsense” salvo poi scoprire che quei simboli vanno decriptati e sono rivelatori di un significato superiore frutto della profonda ricerca di spiritualità da parte dell’autore.
Il centro di gravità non è un luogo fisico, ma puramente interiore: è centratura al di fuori dello spazio e del tempo.
E’ percezione del vero sè, della dimensione dell’essere e non dell’avere, dell’esistere e non dell’apparire.
Per raggiungere questo stato assoluto, l’Io dovrà percorrere un viaggio pieno di misteri, incarnato da figure mitiche e sapienziali come la “vecchia bretone con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù“, o “i gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming”.
Raggiungere questa centratura assoluta, questo “Nirvana” significa probabilmente riuscire a diventare osservatore di se stessi e del mondo circostante, pura osservazione senza alcun giudizio (stato, quello dell'”Io-osservatore“, il cui perseguimento è oggetto delle discipline meditative, di cui l’artista era praticante).
Era lo stato che secondo Pirandello non si raggiungeva mai, perchè se l’Uno di “Uno, nessuno e centomila” era l’osservatore, quell’Uno si frammentava internamente in una molteplicità di “Io” che faceva dell’individuo, nello stesso tempo, un signor nessuno e centomila persone diverse.
Molte volte, nella nostra vita, ci troviamo ad agire ed a sentire in modi molto diversi tra loro, magari anche a breve distanza di tempo; oppure ad indossare maschere differenti a seconda del contesto (lavoro, affetti, tempo libero) chiedendoci magari quale sia, o se esista, una vera “faccia”.
…”Cerco un centro di gravità permanente..che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose, sulla gente..”…
Vale a dire: sono proteso intensamente verso una centratura, un unico “Io” che decida all’interno del corpo e della mente: illusione metafisica, o atto culminante di un percorso di saggezza e risveglio?
La mia visione è espressa in diversi scritti all’interno del blog, ma questo conta poco, il filosofo della musica, l’artista capace di far danzare le nostre anime, non la vedeva affatto come illusione, ma come compito arduo si, ma meta raggiungibile.
Ed io spero con tutto il cuore che il centro di gravità permanente lo abbia raggiunto, e che non lo abbandoni mai.