Durante una pausa di lavoro di una mattina di un pò di tempo fa, la mia attenzione è stata catturata da un grande poster (di cui ho fatto poi un quadro) che raffigura un possente orso bruno che, muovendosi in un mare inquieto, cerca di afferrare un pesciolino fluttuante tra le onde.
I primi frammenti che brillano nell’immagine ed arrivano alla pancia, sembrano dire che il pesce sta per essere inghiottito dalle mandibole voraci del carnivoro, ma guardando meglio l’immagine mi è venuto poi da domandarmi:
Sarà davvero così? Il maestoso orso riuscirà a catturare l’indifeso pesciolino?
L’orso, possente signore delle terre ferme, ha un animo audace ed una maestosa potenza, ma nella sua forza granitica è anche rigido, quasi imbalsamato rispetto a quell’incessante scontrarsi delle onde incalzanti.
La sua potenza perde accelerazione nella schiuma inumidita del mare, un mondo a lui ignoto, e ribelle alle sue abitudini, e se questa immagine fosse un fotogramma di una scena che andasse avanti, immaginerei la sequenza successiva, sotto il segno dei Pesci: il trionfo epico del più debole in natura, dove la forza bruta si infrange contro le onde, e sfocia nei bui anfratti di un cortocircuito d’impotenza.
Il pesce infatti, è sagace e flessuoso, ha imparato nel corso dei millenni a danzare con le onde, adattandosi alla loro mutevolezza incessante.
E’ un piccolo puntino scuro nell’immagine iridescente della tela, ma la piccolezza della sua figura nasconde una diversa potenza, quella della resilienza e della capacità di mutamento, in armonia con un mare che è per lui primordiale rifugio.
Quando ho percepito il mare come metafora della vita, ho compreso il vero motivo per cui questa immagine mi ha così colpito; non per la sua coreografia d’impatto, quanto per la verità che svela: la potenza senza adattamento è una lama spuntata, una scintilla senza fuoco, e l’adattamento è la chiave della sopravvivenza.
I nostri antenati in termini evoluzionistici, erano nulla in fatto di potenza rispetto ai dinosauri, un tirannosauro poteva essere alto 4 metri e pesare oltre 5 tonnellate, altro che JJ4!
Eppure, i dinosauri si sono estinti milioni di anni fa, mentre i primati poi evolutisi in esseri umani governano la Terra.
Nella natura e nella vita, chi si arrocca nella rigidità, chi non sa danzare con i mutamenti, è destinato ad essere sopraffatto dal mare in tempesta delle sfide quotidiane.
L’orso, come il tirannosauro, ci ricorda che per sopravvivere e prosperare, occorre imparare la sapienza dell’adattarsi, saper scrutare nell’animo delle acque incerte, e lasciarsi guidare dal fluire del tempo e della vita.
Per cui, nel mare magnum della vita, chi pure si trova in abbondanza di forza fisica o di beni materiali, può rimanere digiuno di gioie se non apprende l’arte di adattarsi ai cambiamenti.
Il destino potrà sempre travolgerci con le sue maree impetuose, ed un segreto per navigare tra le onde della vita è abbracciare il cambiamento con il cuore aperto, come il pesce nel mare incantato, scoprendo così la bellezza di essere danzatori nel grande teatro dell’esistenza.